Da giovane aveva fondato un Centro per bambini sordomuti (IRAP) nelle colline che circondano Beirut (Ain Aar). Con lo scoppio della guerra in Libano, durata quasi 10 anni (1978-1988), erano molte le persone e famiglie anche del Movimento che andavano lì per trovare rifugio e pane. Anche Aletta, una delle prime focolarine, vi andava spesso con tutto il suo focolare. Col trascorrere del tempo la popolazione, stremata, non sapeva come tirare avanti. I padri erano fuori a combattere e tanti bambini restavano orfani. Queste notizie giunte in Occidente colpivano il cuore della gente che si domandava come aiutarli. Erano tante le famiglie del Movimento che in Francia o in Italia avrebbero voluto far venire in Europa i bambini orfani, ma non era questa la risposta che i libanesi si aspettavano, risposta che fra l’altro non era praticabile. In tempi di guerra non è possibile perfezionare alcun atto giuridico, compresi quelli adottivi.
A trovare la soluzione è stata lei, Janine. I bambini – ci diceva – sono il valore più prezioso per un popolo. Farli uscire dal Paese significa togliergli l’identità, il futuro. I nostri bambini devono crescere qui. Ci sono zie, nonne, che se ne possono occupare. Aiutateci a farlo.
E lì per lì ha proposto una sorta di parrinaige, come l’ha chiamato, fissando una quota che a suo dire sarebbe potuta bastare allo scopo. Detto fatto. Era il 1980. Dalla Francia giunge notizia che 12 famiglie vogliono impegnarsi a dare mensilmente quella cifra. Al centro FN viene messo su un piccolo ufficio che mese per mese si incarica di raccogliere e spedire le varie quote che iniziarono a giungere anche dall’Italia e altri Padesi europei, mentre Janine si dà da fare per far conoscere alle famiglie donatrici i bambini per i quali versano il loro dono. Una corrispondenza meravigliosa e toccante. La circolazione di tali notizie suscita ulteriore generosità e in poco tempo si raggiunge il tetto – se si considera la dimensione del Paese – di 500 bambini sostenuti a distanza da questo progetto nato dal cuore di Janine.
Famiglie Nuove diventa uno dei primi enti in Italia a portare avanti questa forma di cooperazione che si allargherà nel tempo a 50 nazioni.
Ma chi era Janine?
Cresciuta in una famiglia benestante il suo sogno di ragazza sono i più poveri. Ciò che riceve dai genitori, se non è strettamente necessario viene da lei donato ad essi, magari di nascosto. La madre, che finge di non vedere, la lascia fare. Non sono sicura che il fatto che non si sia sposata sia dovuto a questo suo sogno umanitario, ma ho la netta sensazione che sia così. Insieme ad alcune collaboratrici oltre a portare avanti l’istituto Irap, ha seguito con cura il progetto SAD fino alla fine, inventandosi nel frattempo mille iniziative per creare sviluppo a vari livelli, per giovani e soprattutto donne. Mitici i suoi atelier inclusivi di donne profughe siriane che in essi trovano sostentamento per tutta la famiglia. Donna di fede, volontaria dell’Opera, pioniera del sostegno a distanza a livello internazionale, avrà certamente un posto speciale in Paradiso per il suo grande cuore verso gli ultimi, con i quali ha esercitato una profonda maternità spirituale.
Per me personalmente è stata una maestra di vita, un’amica, una sorella che parlava arabo, francese, italiano. Ma soprattutto che faceva parlare il cuore.
Anna Friso