Markus e Ania Grüsser con il loro figlio, a fine luglio si sono recati in Lituania ed hanno avuto occasione di incontrare la bambina che sostengono a distanza e la sua famiglia.
Da Adliswil, cittadina che si estende nel delizioso paesaggio collinare disseminato di laghetti al confine con Zurigo, la famiglia Grüsser ha attraversato la Germania, la Polonia e raggiunto Vilnius: “Non ero mai venuto così a nord-est prima d’ora e non conoscevo la Lituania. La parte più antica della città con fatiscenti complessi industriali e residenziali testimonia i decenni passati intrecciandosi con quella più nuova in espansione, caratterizzata da moderni edifici di società multinazionali che attirano turisti e uomini d’affari da tutto il mondo”.
Con la referente del progetto di Sostegno a Distanza in Lituania, la signora Laima Dumciuviene, i Grüsser si dirigono quindi verso il nord per incontrare la ragazzina che sostengono a distanza, Liveta. 15 anni, 11 fratelli. Il papà non lavora o ha occupazioni occasionali nelle fattore dei vicini, la madre è casalinga. “Ci chiedevamo che impatto avrebbe avuto incontrare Liveta e la sua famiglia. Saranno felici della nostra visita? Smuoverà delle aspettative che non potremo soddisfare? E noi, ci sentiremo impegnati ad assumere maggiore responsabilità?”
Questi interrogativi hanno accompagnato Markus e Ania nelle circa tre ore di viaggio, spostandosi verso il confine con la Lettonia. Strade di ghiaia polverosa li hanno condotti in un contesto completamente diverso, fino al villaggio dove Liveta vive con le sue 3 sorelle e 8 fratelli in “un’abitazione di un piano e mezzo con un grande giardino ed un piccolo fienile. Non si può immaginare quanto sia grande la sofferenza della famiglia se si guarda la proprietà solo dall’esterno. Solo quando si entra in casa, ci si accorge delle condizioni di vita. Qui pare che il tempo si sia fermato, forse a cento anni fa: terra nuda, muri di fango parzialmente rotti, odore di urina mordente… Un forno di argilla in cucina serve alla famiglia come zona principale per il riscaldamento e la cottura, come si può vedere solo in un museo contadino”.
Sapendo che la famiglia lituanua ha 11 figli, “ci saremmo aspettati molta vivacità in quella casa, invece ci ha messo a disagio il comportamento estremamente riservato della maggior parte dei bambini di questa famiglia, dovuto, come ci spiegava la signora Dumciuviene, sia all’estrazione rurale della famiglia, alla disposizione ma anche alla difficoltà di comunicare con il mondo esterno che hanno vissuto per tanti anni. Questa esperienza per noi è stata molto forte, tanto che dopo essere stati con loro una giornata, abbiamo desiderato conoscere anche un’altra famiglia inserita nel programma di Sostegno a Distanza. Questa si trova in una situazione molto difficile a causa della grave malattia del padre, ma in vive in una casa dove prevaleva un ordine diverso. Gli arredi delle due-tre camere anche se molto modesti, erano puliti e ordinati. Genitori e figli sembravano più liberi e ci guardavano negli occhi senza paura. I ragazzi hanno parlato dei loro programmi per il futuro, scuole superiori e aspirazioni di carriera”.
Durante il viaggio di ritorno la signora Dumciuviene ha potuto raccontare a Markus e Ania del suo impegno per il progetto SaD. “Sono convinto che lei sta facendo un ottimo lavoro -dice Markus – : coscienziosa nella preparazione, estremamente impegnata nella realizzazione per le persone e i bisognosi, ma soprattutto animata da una profonda spiritualità personale e dal calore del cuore”.
Rientrati a Vilnius nel tardo pomeriggio, “abbiamo svuotato le nostre valigie piene di vestiti, scarpe, vasi e regali, ma la testa e il cuore erano pieni di pensieri e impressioni. In sostanza, ci è stato permesso di sapere che stiamo facendo qualcosa di significativo con il nostro sostegno e che questo raggiunge chi ne ha bisogno”. La signora Dumciuviene è rimasta con Markus e Ania fino alla partenza, dando la più ampia e diretta visione del lavoro progettuale nel SAAD, “ci siamo interrogati sulla valutazione della necessità di un aiuto ancora maggiore e di altro tipo oltre a quello materiale. Conosco, per esempio, di progetti nei paesi del Sud dove la gente ottiene piccoli prestiti, per esempio, per l’acquisto di un pezzo di terra o pochi animali, e ricevono anche una formazione per lavorare con i finanziatori e ricevere una sovvenzione, per diventare liberi e vivere indipendentemente dei proventi del loro lavoro. Forse questo “aiuto allo sviluppo rurale” sarebbe appropriato, non solo nel Sud del mondo, ma anche nei paesi dell’Est che hanno avuto poche possibilità di imparare ad operare. Cara Laima grazie, per quanto fatto per noi e per il popolo lituano!”
Giovanna Pieroni