Azione Famiglie Nuove
Beirut. A un anno di distanza

Beirut. A un anno di distanza

i dati drammatici di un Paese quasi alla fame, a causa della crisi economica aggravata dal disastro del porto della capitale, il 4 agosto di un anno fa.

Nadim Karam – “The gesture” Beirut

Il 4 agosto di un anno fa, in Libano esplodeva un deposito di materiali pericolosi in stoccaggio nei pressi del porto di Beirut. La detonazione di 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio stoccate in un magazzino ha causato più di 200 morti, 7.500 feriti e 300.000 persone senza casa.

La popolazione libanese, colpita il 4 agosto 2020 dall’esplosione, era già da tempo vittima di una grave crisi socio-economica, politica e umanitaria. Alla quale si è aggiunta in corsa l’emergenza sanitaria generata dalla pandemia di Covid19.

Il Libano è il secondo paese al mondo per numero di rifugiati accolti. Sono infatti oltre un milione i Siriani ospitati sul territorio libanese.

Sono tante le storie di sofferenza nel Libano a pochi giorni dall’anniversario della tragedia. Secondo l’Unicef, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia, in oltre il 30 per cento delle famiglie in Libano almeno un bambino ha saltato un pasto nel marzo 2021 e quasi l’80% delle famiglie ha detto di non avere abbastanza cibo.

Il 70% delle scuole cattoliche, che forniscono istruzione a circa due terzi degli studenti degli istituti privati libanesi, potrebbero chiudere entro la fine di quest’anno, a causa della mancanza di aiuti governativi.

In tutto in paese la cui inflazione supera ormai il 40 per cento. La crisi economica, in aggiunta a quella sanitaria, non sta risparmiando il settore medico. Le scorte di medicinali sono in esaurimento ed il personale medico è in grave difficoltà. Il numero di positivi al Covid-19 è aumentato in giugno, mentre permane un’estrema scarsità di attrezzature mediche vitali.

AFN è sul territorio Libanese con un programma ben strutturato di Sostegno a distanza realizzato insieme all’Associazione sociale locale IRAP, nel quartiere Ain Biacout alla periferia di Beirut, a pochissimi chilometri di distanza dal luogo della tremenda esplosione.

Il sostegno si svolge in parte, nel centro sociale Maison Notre Dame dove c’è un asilo; “Le Petit Jardin d’enfants”, che accoglie ogni anno circa 50 bambini di età inferiore ai 5 anni, un doposcuola frequentato da circa 30 bambini e giovani tra i 6 e i 15 anni, ed una struttura per sessioni di sostegno psicologico e di alfabetizzazione per le mamme. È attivo anche un programma alimentare, grazie al quale i bambini ricevono colazione e un pasto caldo completo a pranzo. Vengono inoltre distribuiti aiuti alimentari di base alle famiglie più bisognose. Il sostegno prevede anche l’implementazione di aiuti sanitari attraverso un centro medico-sociale che controlla lo stato di salute dei bambini dell’asilo e si occupa di effettuare visite e cure a domicilio.

A ridosso dell’anniversario dell’esplosione di Beirut la referente del programma di sostegno a distanza Nicole Helou, scrive di come la situazione a Beirut sia tutt’ora grave e di come la città non si sia ancora ripresa dai fatti tremendi del 4 agosto 2020. “Più che mai, le famiglie in Libano hanno bisogno dell’aiuto dei loro sostenitori. Quello che stiamo vivendo è inimmaginabile.” – dice Nicole – “Non avremmo mai potuto immaginare che un giorno non avremmo più potuto comprare latte, olio, formaggio.”

Gli aiuti che arrivano, vengono distribuiti verso chi più ne ha bisogno e si cerca di assicurare cibo alle famiglie che oggi non riescono più a sostenere le spese ed assicurarsi il minimo indispensabile.

Attualmente, prepariamo di continuo pacchi viveri per i nostri dipendenti, i genitori dei nostri studenti, le famiglie di Aïn Biacout, le famiglie intorno a noi” – prosegue Nicole – “I salari non hanno più alcun valore.” a causa della fortissima inflazione che ha colpito l’intero paese (ndr).

Oltre al sostegno a distanza, in collaborazione con l’associazione “Humanité Nouvelle” ed AMU Azione per un mondo unito Onlus, AFN ha attivato già da un anno un canale di emergenza per la raccolta di fondi a favore della popolazione locale. Questo in risposta puntuale all’emergenza e conseguente crisi sanitaria ed economica causate dall’esplosione al porto di Beirut.

I referenti locali che collaborano con l’associazione “Humanité Nouvelle” confermano quanto la situazione sia grave e non prossima ad un miglioramento.

Per quanto riguarda il problema del covid19, il Paese è in fase di riapertura anche se c’è ancora il coprifuoco a partire dalla mezzanotte. Ma l’economia locale sta peggiorando sempre di più, il dollaro ha toccato 18.000 lire libanesi, il che rende la valuta locale molto bassa ed annulla il potere d’acquisto della popolazione. L’intero sistema economico è quasi totalmente basato sull’import di materie prime e beni materiali essenziali come cibo, apparecchiature mediche, medicinali e carburante. A causa dell’inflazione sta risultando molto difficile importare questi beni ed il costo degli stessi è salito enormemente, diventando di fatto insostenibile per la popolazione locale.

La bassa capacità produttiva e il reddito basato principalmente sul turismo sono un mix deleterio per l’economia interna. Molti giovani, che hanno la possibilità di lasciare il Paese, se ne vanno, ingrossando il fenomeno della migrazione economica verso l’unione europea.

La mancanza di carburante ha ricadute sul funzionamento dei servizi pubblici. A Beirut, ma anche nelle zone più periferiche del paese, non sono rare le attese in fila, per ore, per ottenere carburante. Il prezzo di un litro che era quasi 9.000 lire libanesi è raddoppiato negli ultimi due mesi.

L’approvvigionamento di medicinali da parte del sistema sanitario è rallentato e la scarsità degli stessi nelle farmacie sta portando la popolazione locale a cercare di ottenerne attraverso canali alternativi con tutte le conseguenze del caso.

Il comparto alimentare è in ginocchio, l’inflazione preme sui prezzi finali di beni di prima necessità come riso, pane, latte e farina, che sono raddoppiati -quasi triplicati- negli ultimi due mesi.

Mentre L’artista Nadim Karam costruisce, sul luogo della tragedia, una statua di 25 metri fatta con i detriti dell’esplosione, per far sì che non si dimentichi ciò che è accaduto, l’anniversario del 4 agosto, dovrà essere necessariamente un faro puntato su di un paese allo stremo delle forze, costretto ad affrontare difficoltà gravi su più fronti e contemporaneamente.

lorenzo fiorillo