Anche in Italia, per le famiglie, ci sarà finalmente un “assegno universale“. In quasi tutti i paesi europei esiste già, per i figli a carico, “un assegno unico” erogato in modo universale, calcolato in modo preciso, chiaro, spesso indipendente dal reddito.
In Italia gli aiuti alle famiglie erano frammentari, di accesso e comprensione talvolta difficili; erano “bonus” vari e disordinati; erano fino ad oggi prebende, qualcuno le chiama “mancette”, ispirate più da sporadiche iniziative di contrasto alla povertà che dall’intento di un vero sostegno alla genitorialità.
Gli “assegni familiari”, ad esempio, sono erogati in Italia ai soli lavoratori dipendenti, non agli autonomi. Il mercato del lavoro è cambiato, crescono le “partite IVA” e le professioni temporanee; serviva una profonda revisione dei criteri di erogazione degli aiuti economici alle famiglie.
L’11 Maggio 2019 il Forum delle Associazioni Familiari durante l’assemblea nazionale, all’Hotel Ergife di Roma, lanciò la campagna #assegnoXfiglio. C’erano i vertici di tutti i partiti. Il Ministro del Welfare di allora, Di Maio, presenziò con attenzione all’intera assemblea e immediatamente decise l’apertura, presso il Ministero del Lavoro e del welfare, di un tavolo permanente per le politiche familiari. Stava già prendendo corpo il Disegno di legge 1892 sull’ “Assegno unico” che la Camera dei deputati il 21 luglio 2020 approvava all’unanimità. È un fatto di enorme rilievo: tutte le forze politiche presenti in parlamento, nessuna esclusa, trovano consenso unanime intorno ai legittimi interessi dell’istituto familiare.
Siamo al traguardo: la Legge di Bilancio 2021 ha già finanziato l’assegno unico con ulteriori sei miliardi per il secondo semestre dell’anno. Essi si aggiungeranno ai circa 15,5 miliardi ricavati dai vari bonus che verranno soppressi. Il Senato, il 30 marzo discute il DDL 1982 inviato dalla Camera e c’è consenso tra tutte le parti per approvarlo; il capo del Governo, Draghi, annuncia in conferenza stampa che «partirà dal primo luglio e sarà di 250 euro con maggiorazione per i disabili».
Il nuovo assegno unico, dal prossimo 1 luglio, spetterà a tutti i lavoratori, sia autonomi che dipendenti, ma anche a genitori disoccupati ed incapienti; dovrebbe essere erogato a partire dal settimo mese di gravidanza per ogni figlio a carico fino ai 21 anni e riguarderà, stando ai dati Istat sui residenti, circa 12,5 milioni di bambini e ragazzi.
Stefano Lepri relatore della legge ha paragonato questa riforma a quella agraria del 1950 e a quella che istituì il servizio sanitario nazionale del 1978.
È forse per i suoi meriti oggettivi che Elena Bonetti è stata, per fortuna, riconfermata ministra della famiglia. Oltre ad essere “madre” di questa legge ella è a nostro avviso la personalità politica che ha diretto in modo più competente quel Dicastero. La ministra Bonetti annuncia un “rilancio” sulle cifre da erogare: «L’assegno unico è un debito buono. Proporrò l’aumento degli importi».
Quello che manca in questo momento sono dunque solo i dettagli senza i quali il nuovo assegno non può essere valutato e quindi erogato. Proprio in questi giorni i tecnici stanno lavorando a definire i meccanismi di calcolo del nuovo assegno, con proiezioni, simulazioni, costruzione di un algoritmo per il calcolo. Lo stesso Forum delle Associazioni Familiari ha istituito una commissione di appartenenti alle varie Associazioni che possano fornire agli organi tecnici casistica propria ed esperienza.
L’obiettivo è il ricalcolo di un nuovo assegno che non penalizzi nessuna famiglia.
Attendiamo dunque, ora, solo il decreto o i decreti delegati del Governo che rendano attuativo quanto questa innovativa legge prescrive. Ma non sarà finita qui: l’ “assegno unico” è solo una parte del più complesso “Family act” promosso dalla ministra Bonetti che prevede altri temi importantissimi: congedi, lavoro femminile, nidi, armonizzazione famiglia-lavoro. E su questo, un volta tanto, c’è aria di unanimità in Parlamento. Sembra che la famiglia, insomma, con i suoi valori ed i suoi interessi universali, stia riuscendo finalmente a mettere d’accordo maggioranze e opposizioni. E non è poco.
Roberto di Pietro