Diamo voce a quella parte del mondo di cui non si parla mai abbastanza e di come ha affrontato una sempre più dilagante povertà e una pandemia incalzante, con la dignità che sempre la distingue.
È trascorso un anno da quando la pandemia ha costretto il mondo intero ad un isolamento sociale forzato ed a un nuovo stile di vita fatto di distanziamenti, mascherine, precauzioni igieniche, smart-working per alcuni, cassa integrazione per altri e disoccupazione per molti. Didattica a distanza e tante altre novità sono ora la “nuova normalità”.
Ma cosa succede dall’altra parte del mondo dove la pandemia è ancora oggi inarrestabile e viene considerata da molti governi uno strumento di selezione naturale?
A partire da marzo 2020 nei progetti di Sostegno a distanza sostenuti da AFN, man mano si sono chiuse scuole e centri sociali dove i bambini e le loro famiglie si ritrovavano per svolgere diverse attività e ricevere forse l’unico pasto caldo della giornata. Tante famiglie sono tornate nei villaggi, lasciando le grandi città per evitare il maggior rischio di contagio, molti padri e madri di famiglia hanno perso il lavoro e tanti nuclei famigliari sono stati costretti a condividere ambienti angusti e per nulla igienici per mesi, aumentando i casi di violenza domestica, abbandono scolastico e delinquenza minorile nelle strade.

Ma insieme ai nostri referenti locali ci siamo attivati da subito, senza lasciarci scoraggiare, per non perdere di vista nessuno e supportare tutte le famiglie rimaste isolate. Consapevoli che contesti di grave emergenza possono portare a depressione e chiusura sociale.
Le azioni in ambito dei programmi SAD solitamente svolte attraverso le strutture si sono subito trasformate nella maggior parte dei progetti, in distribuzione massiva di generi di prima necessità e kit igienico-sanitari. Le distribuzioni avvenivano porta a porta, a volte con viaggi lunghi o direttamente in luoghi di smistamento a cui le famiglie accedevano seguendo turni e regole fissate da protocolli antipandemici.
In alcuni progetti, su iniziativa delle comunità locali, si sono attivate delle piccole aziende di produzione di mascherine igieniche da distribuire gratuitamente a tutte le persone che non avrebbero potuto procurarsele in altro modo; si sono realizzati corsi di prevenzione ed informazione, per evitare che il dilagare della pandemia fosse per lo più causato dal non corretto utilizzo degli strumenti sanitari o dall’assenza di informazioni puntuali su profilassi e contenimento.
I referenti locali e le equipe SAD, per mantenere vivi i rapporti e supportare le diverse situazioni di fragilità famigliare, hanno attivato gruppi di sostegno psicologico online tenuti da professionisti e volontari, a seconda degli interlocutori e delle problematiche da affrontare; violenze domestiche, depressione da isolamento sociale prolungato e alcolismo.
A livello scolastico nella maggior parte dei Paesi in cui collaboriamo in programmi di sostegno a distanza, si è attivato il servizio di didattica online per le scuole di ogni grado, dalla materna all’università, e per chi non aveva a disposizione strumenti elettronici o la possibilità di un collegamento internet, gli insegnanti hanno messo a disposizione materiale fotocopiato che i genitori potevano ritirare e che i ragazzi hanno potuto utilizzare per continuare a seguire la didattica.
In questo ambito ci siamo scontrati con diverse problematiche; dai genitori non in grado di seguire i bambini. Bambini che lontano dalle aule hanno perso la voglia di studiare. Altri che sono stati costretti ad andare a lavorare nei campi o fare lavori domestici che portano via tempo allo studio.
Con le scuole chiuse il pagamento delle tasse scolastiche si è interrotto e molte comunità hanno avuto difficoltà a pagare i salari. Solo grazie agli aiuti continuativi e fedeli del SAD è stato possibile mantenere gran parte di questi stipendi e quindi anche il servizio di supporto a distanza ai ragazzi.

Purtroppo alcune scuole sono state chiuse, come la “scuola Fiore” in Guatemala, ma stiamo già lavorando per potenziarne la struttura e riaprire appena sarà possibile. I nostri referenti hanno organizzato incontri online, viaggi nei posti più sperduti tra le foreste amazzoniche o sulle Ande in Perù per incontrare genitori e bambini e portare loro pacchi viveri e di prima necessità.
Nonostante il contesto di grande disagio ed emergenza sia i bambini che gli adolescenti continuano ad avere come obiettivo finale quello di terminare gli studi per riscattarsi dalla povertà e aiutare i propri genitori ad avere una vita migliore. Molte volte questa determinazione è incoraggiata da una grande fiducia espressa da chi per anni, attraverso una costante corrispondenza epistolare, ha creduto in loro e nel loro sogno; proseguire a studiare ed entrare nel mondo del lavoro. Come è accaduto a Indah Sulistio, Yulius Zalukhu e Helespen Simamora dell’Indonesia che si sono laureati rispettivamente in informatica, infermieristica e giurisprudenza o a Van John Davinadi Manila che oggi lavora per il governo, all’ufficio delle Entrate e ha iniziato a studiare nel centro sociale sostenuto da AFN a solo sette anni.
Abbiamo anche proseguito le azioni di integrazione al reddito familiare con corsi di micro credito dedicati ai genitori, come in Burundi, in Kenya o nel centro dello Shanti Ashram in India, dove ci siamo concentrati a favore dell’emancipazione femminile.
Tutti frutti concreti di un’azione, quella del Sostegno a distanza, che molto sta facendo ma che ancora oggi dopo più di 40 anni ha tanto altro da realizzare. Supportando non solo i singoli bambini ma anche la comunità che li accoglie, nella quale dovrebbero poter crescere sani e diventare giovani preparati professionalmente. Capaci di credere in valori come la giustizia sociale, l’etica, la gratuità delle azioni e la fratellanza universale.
Questo è il compito che oggi AFN insieme a voi sostenitori e ai referenti locali ha il dovere di realizzare.
Fare sì che possa concretizzarsi quel sogno di istruzione che tanti bambini nel mondo oggi devono conquistarsi ogni giorno. Alzandosi all’alba per attraversare da soli una foresta, un fiume o una strada impervia e piena di pericoli. Scalzi e con uno zaino sulle spalle, orgogliosi di poter dire “sto andando a scuola per imparare!!” Questa immagine di determinazione, dà senso all’azione silenziosa di persone come l’Ambasciatore italiano in Congo, Attanasio, divenuto simbolo di un grido di aiuto che si è levato da un Paese per anni dilaniato da guerre atroci. O di tanti cooperanti che a rischio della vita lavorano per sconfiggere la fame, la povertà e lo sfruttamento.
Abbiamo il dovere di sostenere e camminare fianco a fianco delle popolazioni più fragili per realizzare quel riscatto sociale a cui hanno diritto.
Quanto fatto in questo ultimo anno soprattutto grazie al sostegno di tutti voi conferma che se agiamo insieme per il bene comune e in nome di una fratellanza universale, #nessunorestaindietro!
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Barbara Pandolfi