«La sofferenza mi aveva costretto a cercare soldi in modo disonesto e mi sono trovata molto presto incinta. La nascita di mia figlia Jordan ha aumentato il mio dolore, perché ora eravamo in due ad avere bisogno di aiuto ». – Racconta una delle ragazze accolta nel Centro Foyer social. Il suo sogno è diventare una brava sarta e soprattutto raggiungere un futuro dignitoso per sé e la sua bambina.
Il “Foyer social” opera dal 2000 per la formazione professionale di ragazze provenienti dai quartieri più degradati di Kinshasa. Kingabwa, nel comune di Limete, è uno di questi: scarseggiano acqua e luce elettrica e le famiglie vivono in condizioni precarie.
Nonostante le sue immense risorse, la Repubblica Democratica del Congo si classifica all’ultimo posto nella scala degli indici di sviluppo umano, rappresentando un Paese tra i più poveri dell’Africa sub-sahariana; dopo l’indipendenza del Paese ottenuta nel 2006, anche l’accesso ai servizi sociali di base e la qualità degli stessi è peggiorato, con un aumento della povertà che nel 2018 ha raggiunto la soglia dell’ 80%.
Oltre i bambini, anche le giovani donne vivono una situazione precaria e vulnerabile, molto nspesso costrette precocemente a prostituirsi. Per loro una concreta via d’uscita dalla trappola della miseria è il progetto “Foyer social” dove ragazze dai 15 ai 25 anni ricevono una formazione umana e professionale. Il centro ha ottenuto il riconoscimento dal Ministero degli affari sociali e consente di conseguire un diploma valido in tutto il Paese.
I corsi sono di 3 anni e accolgono circa 80 ragazze per ogni ciclo, organizzati in 4 classi di cui una di recupero per chi negli anni rimane indietro.
Le attività previste dal centro, gestite in partenariato con la ONG locale AECOM, prevedono corsi di formazione scolastica di base con studio di francese, matematica, scienze sociali, economia domestica; formazione umana e sociale, igiene, educazione civica ed etica. Quindi il corso professionale di sartoria e confezionamento di abiti. Alla fine del ciclo scolastico è previsto un tirocinio di 6 mesi presso l’atelier del centro. La cerimonia di assegnazione del diploma è una vera festa, a cui partecipano anche funzionari del governo. Viene consegnata alle diplomate una macchina da cucire e tutto il materiale occorrente per iniziare la propria attività. Le ragazze sono invitate a condividere la loro testimonianza e far conoscere alle nuove allieve le conoscenze e i benefici psicologici e sociali ottenuti grazie alla frequentazione del corso. E’ un momento carico di commozione. E’ difficile per queste ragazze poter credere di arrivare a un tale traguardo. Durante la festa seguono canti e danze e persino una sfilata di moda, indossando gli abiti realizzati.
Il capo del distretto Kingabwa ha espresso nell’ultima cerimonia con parole toccanti tutto il suo orgoglio per accogliere nel quartiere, uno dei più poveri di Kinshasa, una scuola che rappresenta un luogo di speranza. La moglie è fortemente colpita dalle sofferenze che queste ragazze hanno dovuto affrontare nella loro vita. “Noi, oggi, siamo capaci di andare avanti con le nostre gambe e stare in piedi sole. – Racconta Akela – Non solo, possiamo aiutare i nostri genitori e sostenere le nostre famiglie, che non vivono più nella miseria, ma hanno trovato un equilibrio”. Un’altra ragazza diceva: “L’amore che abbiamo ricevuto nel Foyer Social, la maniera di lavorare insieme, ci ha spinto a vivere in un nuovo modo. Abbiamo messo insieme le nostre macchine da cucire ricevute alla fine degli studi ed insieme abbiamo fondato un atelier di cucito. Con quello che abbiamo imparato, ora ci mettiamo in gioco”.
Finora oltre 200 le ragazze vulnerabili si sono inserite nel mondo del lavoro. Per il proseguimento di questo progetto e garantire un futuro dignitoso a un numero maggiore di ragazze, il progetto necessita di nuovi incentivi. Occorre infatti un sostanziale potenziamento della struttura e dell’offerta formativa, è necessaria l’assunzione di altri insegnanti specializzati, la riqualificazione del personale esistente e l’acquisto di nuovi strumenti per il corso di sartoria.■
Giovanna Pieroni