La fame nel mondo è di nuovo in aumento secondo il Rapporto annuale delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare e la nutrizione nel mondo.
Colpisce infatti circa 815 milioni di persone, vale a dire l’11% della popolazione mondiale. Circa 155 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni sono sotto sviluppati, mentre 52 milioni soffrono di deperimento cronico, che significa che il loro peso non è adeguato rispetto alla loro altezza. Circa 41 milioni di bambini sono invece in sovrappeso. Preoccupano inoltre, secondo il Rapporto, l’anemia delle donne e l’obesità degli adulti. Queste tendenze sono una conseguenza non solo dei conflitti e del cambiamento climatico, ma anche dei grandi mutamenti nelle abitudini alimentari e dei rallentamenti economici.
In questo contesto mondiale, il Sostegno a distanza, quale forma di solidarietà continuativa, insieme ai progetti di cooperazione internazionale, contribuisce a creare le condizioni per la sostenibilità di interventi finalizzati a ridurre le grandi disuguaglianze nel mondo e apportare risposte positive ai bisogni appena descritti.
I programmi di AFN consentono ai bambini di ricevere formazione e istruzione, attraverso cui i giovani possono trovare la via per il riscatto sociale ed essere una risorsa per il proprio Paese. Poiché i bambini provengono da contesti e condizioni di vita degradati, è necessario intervenire anche con azioni parallele alla scolarizzazione, nell’ambito alimentare e igienico-sanitaria.
Spesso, per mancanza di conoscenza, i bambini e i ragazzi si ammalano o muoiono precocemente, a causa delle cattive condizioni igienico sanitarie. Per questo nei programmi si fa prevenzione e si effettuano visite specialistiche periodiche, corsi di igiene per i genitori, oltre a fornire cure mediche di base. I programmi offrono poi la possibilità di una sana alimentazione. Se un bambino è denutrito non ha la capacità di concentrazione giusta per apprendere e studiare, è debole, si ammala continuamente e perde gran parte delle lezioni.
«Ho studiato alla Escola Santa Maria di Igarassu (Brasile) fino alla quinta elementare, dice Gilvânia Dias. Ho iniziato a studiare tardi perché la situazione finanziaria della mia famiglia era precaria. In casa eravamo 7 fratelli, non sempre avevamo qualcosa da mangiare e spesso siamo andati a scuola affamati, finché un giorno l’assistente Sociale della scuola mi ha chiamata per parlare ed è stato allora che le ho detto che io ed i miei fratelli andavamo a scuola con la fame.
L’assistente sociale ha chiamato mia madre dicendole di mandarci presto alla santa Maria, per fare i pasti lì. I miei fratelli erano piú giovani di me e studiavano al mattino, arrivavano alla scuola alle 6:00 per la colazione e prima di andare a casa facevano il pranzo. Io arrivavo alle ore 12:00 per mangiare e rimanevo poi per frequentare la classe nel pomeriggio mentre i miei fratelli dopo il pranzo ritornavano a casa. Portavo alla mia famiglia quello che era rimasto del pranzo e poi la cuoca mi dava un pacchetto di farina di mais e uova, mentre il venerdì ci davano il cibo per il sabato e la domenica. Abbiamo vissuto così per tanto tempo. Alla scuola ricevevamo una cesta di viveri ogni mese.
Oggi, quando qualcuno viene a casa mia per chiedere del cibo, io gliene do perché so cosa sia la fame e non voglio che nessuno ne soffra!
Oggi, grazie a Dio, sono una infermiera specializzata e lavoro presso “Igarassu Hospital”».
Il sostegno a distanza è proprio una forma di solidarietà volta allo sviluppo della persona in condizioni di rischio povertà ed emarginazione e promuove i diritti fondamentali dei bambini e adolescenti per costruire per sé e la propria comunità la strada del miglioramento e del futuro.■
Giovanna Pieroni