Serata creativa e solidale a La Spezia. Le famiglie promuovono il sostegno a distanza. L’appuntamento è il 30 giugno alle 20.30 presso la sala polifunzionale “ex Calibratura ceramica Vaccari” con spettacoli musicali e ballo.
“Vorremmo abbattere l’indifferenza che spesso ci circonda, essere cuore, testa, mani di fratelli e sorelle che ci chiedono sostegno”. Raccontano Roberto e Roberta di La Spezia. Da anni con altre famiglie sostengono a distanza diversi bambini in condizioni disagiate in Vietnam, Bolivia, Fontem, Nigeria e Lituania. Inoltre sostengono due progetti sociali in Giordania e Myanmar.
“Con le famiglie cerchiamo di preparare occasioni di apertura al territorio dove sensibilizziamo alla solidarietà e invitiamo tanti a partecipare. Ad esempio l’anno scorso per rinnovare le tante adozioni a distanza che portiamo avanti, abbiamo organizzato un aperi-cena sulla spiaggia, ospitati da uno stabilimento balneare con cui io ho un rapporto professionale. Sappiamo che le difficoltà economiche in questo periodo hanno allontanato per tanti la possibilità di sostenere un bambino. Così ci è nata l’idea di coinvolgere 34 persone (colleghi e no) con una quota di 10 euro per tutto l’anno. La risposta non è mancata e in questo modo siamo arrivati ad avere un centinaio sostenitori per 3 bambini supportati a distanza in Filippine, Libano e Congo.
Roberta, essendo infermiera della Casa della Salute di Sarzana, ha presentato anche un coinvolgente progetto di “telemedicina” che unisce molti medici specialisti del territorio con un centro sanitario di Man, in Costa D’Avorio.
“Il mio percorso lavorativo è stato in dialisi in un centro trasfusionale e da 10 anni in specialistica. – Racconta. Un giorno sono venuta a conoscenza delle tante necessità del Dispensario medico Focolari di Man in Costa d’Avorio che dista 700 km dall’ospedale più vicino. Ho sentito che potevo condividere queste necessità con chi lavorava con me. Così abbiamo avviato un progetto di consulenza specialistica attraverso un poliambulatorio online di supporto al Centro medico di Man”. Sono state tante le storie in cui vengono coinvolti. Ad esempio quella di Daniel e la sua famiglia. Questo bambino di due anni e mezzo aveva appena ricevuto la diagnosi di una cardiopatia congenita. Questa notizia ha messo in moto tutta la comunità perché potesse effettuare l’esame ecocardiografico sul posto di cui aveva bisogno per confermare la diagnosi. “La povertà della sua famiglia da subito è diventata nostra. Così con la comunità abbiamo organizzato un autolavaggio, seguito da una merenda dopo aver chiesto i permessi necessari. Alla sera abbiamo mandato il bonifico con la cifra necessaria per il viaggio di Daniel in ospedale e per l’esame che ha confermato la diagnosi”. Per cui si è posta anche la necessità subito dopo di fare un intervento chirurgico. A distanza di qualche mese, la salute di Daniel peggiorava, andava in dispensario tre volte la settimana a fare ossigeno terapia, ma non era più sufficiente. E’ stata possibile la sua venuta in Italia ed è stato operato a Massa in ospedale cardiochirurgico con esito positivo. Potete immaginare la nostra gioia nell’incontrarlo e nel vederlo guarito!
Nonostante la partenza e il ritorno di Daniel in Costa d’Avorio, “la nostra vita ha continuato ad essere uno con la sua famiglia. Attraverso whatapp, quando hanno internet, ci chiamano ed è sempre una grande festa. Abbiamo saputo che avevano necessità di una nuova casa e che avevano già il terreno. Il papà è saldatore e non è facile riuscire a provvedere alla famiglia e a portare avanti la costruzione di una nuova casa anche se modesta. Così ancora una volta il loro progetto è diventato il nostro. Abbiamo fatto un’azione e raccolto una cifra che abbiamo inviato loro e con cui hanno tirato su una parete della casa”.
L’estate scorsa poi anche una gen4, in vacanza al mare in Sicilia, ha organizzato insieme alle sue amiche un laboratorio di collane e braccialetti per fare una bancarella in spiaggia e aiutare la costruzione della casa di Daniel. Così i lavori della casa sono ripartiti con gioia e sono terminati.
La sfida è grande ma insieme è possibile: “occorre trasformare il dolore in amore e coi i talenti e i limiti presenti in tutti noi, offrire sostegno a chi ha più bisogno”.■
Giovanna Pieroni