Quando il peso di un bambino scende ad un livello troppo basso, la sua crescita è compromessa. Possono intervenire complicazioni patologiche e le condizioni della salute diventare così gravi da determinare danni irreversibili.
Il problema della malnutrizione affligge un terzo dei bambini in Costa d’Avorio. A volte è legata direttamente a quella della madre che, a causa della povertà, non ha abbastanza forza di allattare. Le famiglie spesso vivono in baracche e i bambini giocano nel fango, in prossimità di rifiuti accumulati nelle strade con una mancanza di igiene assoluta. Molti piccoli sono abbandonati, altri hanno perso la madre durante il parto. Tanti muoiono di fame. La scarsa disponibilità di alimenti adeguati, le condizioni ambientali precarie, il limitato accesso all’acqua potabile e al sistema sanitario, sono cause frequenti che determinano questa situazione di grave emergenza.
Il “centro nutrizionale supplementare” situato in uno dei quartieri più poveri di Man, a 600 km dalla capitale Abidjan, svolge diverse attività per salvare la vita di tanti bambini malnutriti, prendendosene carico e facendo leva sulla formazione delle giovani donne: “Si fa comprendere l’importanza di seguire le prescrizioni dell’infermiera e dell’ostetrica per la ripresa del bambino o per prevenire la malnutrizione. Si orienta all’allattamento esclusivo da 0 ai sei mesi, alla vaccinazione e allo screening. Cerchiamo insomma di curare il bambino attraverso la mamma”, afferma Francisca Morais Monteiro, responsabile del progetto. Le attività insegnano anche come sfruttare al meglio le risorse alimentari locali. “Quello che più ci incoraggia è la presa di coscienza delle famiglie che è necessaria la mobilitazione comunitaria per realizzare azioni che garantiscano la stabilità della salute”, sottolinea Francisca Morais Monteiro. “Si sono realizzati dei campi comunitari, la messa in comune degli ingredienti per assicurare un pasto anche di mattina ai bambini che abitualmente attendono la sera per mangiare col rientro delle madri dal lavoro. In previsione dei momenti di carestia, è stata istituita una banca del riso in uno dei villaggi”. Attraverso un mulino si produce della farina che poi è messa a disposizione delle madri per l’alimentazione dei bambini e in vendita nella piccola bottega per il sostentamento del centro.
Finora hanno beneficiato di questa azione di lotta e di prevenzione alla malnutrizione più di 22000 bambini e sono state prese in carico nel periodo della gravidanza e l’allattamento un migliaio di donne malnutrite. Il primo approccio al problema dei bambini malnutriti si era avviato nel 1998 nei quartieri poveri di Libreville e Doyagouiné degradati dalla mancanza di acqua potabile, delle fognature. Durante due conflitti, un primo nel 2002 e un secondo nel 2010, che hanno determinato la morte di migliaia di civili, la situazione si era ulteriormente aggravata. Durante la guerra nel 2002 i locali del centro sono stati sequestrati dalle forze ribelli e le attività si erano momentaneamente interrotte, ma si è rimasti punto di riferimento per 3000 rifugiati.
Oggi al centro vi prestano servizio un’infermiera, un’ostetrica, un’ aiuto-infermiera, un assistente amministrativo, otto volontari che si occupano della manutenzione del centro, delle pesate, della distribuzione dei viveri. La struttura si colloca nel contesto della Mariapoli Victoria , cittadella dei Focolari, dove è attivo anche un centro medico sociale con servizi ambulatoriali in day hospital, ed è attrezzato di una cucina, una sala per la distribuzione degli alimenti, una per la formazione e l’ascolto. Recentemente grazie al sostegno a distanza al progetto, alla PAM, alla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DDC), al fondo ivoriano svizzero dello sviluppo economico e sociale, è stato possibile riabilitare i locali e ingrandirli, acquistare un veicolo per effettuare le visite nei villaggi. L’azione del sostegno a distanza, spiega la referente Rolande M. Alapini, assicura un ulteriore appoggio ai minori perché “garantisce oltre all’ alimentazione anche la regolare scolarità in vista di un futuro migliore di questi bambini, sollevando specialmente quelli la cui famiglia è colpita dall’AIDS, una piaga che sta particolarmente dilagando in questa regione”.
In occasione dei 25 anni della Mariapoli Victoria, lo scorso 17 novembre, Papa Francesco si è fatto presente con un messaggio, invitando l’intera cittadella a “perseverare coraggiosamente nel servizio dell’unità e della concordia tra gli uomini” e a proseguire “sul cammino di una fraternità sempre più universale.” Una fraternità testimoniata da azioni concrete che costruiscono ogni giorno legami di fiducia, cooperazione e un futuro di speranza.■
Giovanna Pieroni