Thi My Tien si laurea in Servizio Sociale con una tesi sulla propria adozione. “Spero che la mia esperienza possa essere utile a comprendere meglio i bisogni degli altri”.
Tailleur rosa vivo, corona d’alloro sui lunghi capelli neri, sguardo sorridente. Tien imbraccia radiosa un bouquet di fiori da un lato e dall’altro la sua tesi. La laurea è un traguardo sudato e Tien l’ha conquistato con tenacia realizzando un sogno: studiare Servizio Sociale e mettere la sua professionalità al servizio dei più fragili. Il traguardo più guadagnato però è il percorso di crescita che l’ha condotta a scoprire se stessa e le sue potenzialità. Lo racconta nella sua tesi dal titolo: “L’adozione tra identità e radici: ricordi dal Vietnam”. Non è facile scoprirsi agli altri. Per farlo occorre aver acquisito tanta consapevolezza di sé e delle proprie radici.
Thi My Tien è una ragazza vietnamita di 23 anni, adottata quando ne aveva 11 con il suo fratello più piccolo: “La mia infanzia in Vietnam è stata difficile, in povertà, con una madre biologica assente. Ho vissuto con mia nonna, poi sono stata in un istituto un anno e mezzo. Purtroppo là dentro sia io che mio fratello abbiamo riportato dei traumi. I ragazzi più grandi tendevano ad abusare di noi, ci obbligavano a fare cose che non volevamo”.
La possibilità di cambiare pagina e dare una svolta alla propria vita per Tien arriva con l’adozione internazionale. I suoi nuovi genitori, che all’inizio le appaiono due individui strani, “non eravamo abituati a vedere gli occidentali, alti biondi occhi azzurri”, divengono pian piano un punto di riferimento importante, aiutandola ad affrontare la nuova vita in un altro Paese dove non è immediato inserirsi: “Quando sono arrivata parlavo bene la lingua vietnamita e mi era difficile apprendere quella italiana. Questo mi ha reso vulnerabile e timida e mi ha fatto isolare dal mondo. I miei genitori sono stati pazienti con me: dove non riuscivo ad arrivare io, loro mi aiutavano. Lo stesso hanno fatto i miei amici. La lingua l’ho imparata grazie a loro. Anche la scuola mi ha permesso di crescere umanamente e professionalmente”.
La laurea e quella sicurezza interiore, che Tien esprime anche con il rosa deciso dell’abbigliamento, arriva dopo tanti sforzi per ricucire il filo della vita in qualche punto interrotto, come racconta nella tesi che si compone di una parte teorica ed una esperienziale. Il suo lavoro sottolinea l’importanza della formazione lungo tutto il percorso adottivo affinché i genitori possano acquisire maggiore responsabilità, consapevolezza e quegli strumenti utili per affrontare le difficoltà e il passaggio dalle aspettative nei confronti di un figlio immaginato al rapporto con il figlio reale, accogliendolo così come è, con la sua storia e le ferite dell’abbandono.
L’obiettivo del lavoro di Tien è far conoscere l’adozione in tutte le sfumature attingendo anche al suo vissuto e ai ricordi che nel riaffiorare durante l’adolescenza avevano suscitato interrogativi e inquietudine: “Nonostante fossi ben integrata nella società italiana, il fatto di non sapere bene del mio passato e alcuni pezzi della mia vita non mi fossero chiari, mi faceva sentire un po’ fuori luogo, vuota. Mi sono stati accanto genitori e amici”. Daniela Lonano, psicologa dell’ente AFN con cui la famiglia ha concluso l’adozione, ha avuto un ruolo importante in questo percorso, aiutando Tien a rielaborare l’abbandono e procedere nel cammino verso l’autonomia personale e professionale: “Nei momenti di difficoltà, che avevo non tanto coi miei genitori, ma con me stessa e con il mio passato, ha saputo guidarmi, specie quando ad un certo punto ho sentito la necessità di ricercare la mia famiglia biologica. Se sono una ragazza coi piedi per terra è anche grazie a lei”.
Dopo una riflessione ponderata e un’adeguata preparazione, Tien ricerca i suoi parenti in Vietnam. “Questa opportunità mi ha permesso di comporre il puzzle della mia infanzia e integrare il passato nel mio presente. E questo mi rende oggi una persona più consapevoledi quello che sono e che voglio fare nella vita”.
Dopo la laurea in Servizio Sociale, Tien ha preso anche l’abilitazione per esercitare il ruolo di assistente sociale e non vede l’ora di iniziare le prime esperienze sul campo; contemporaneamente si è iscritta al corso di laurea magistrale in “Politiche e management del welfare”, per occuparsi non solo di adozione ma anche di povertà, immigrazione, violenza sulle donne.
“Spero che la mia esperienza possa essere utile a comprendere meglio i bisogni degli altri. So cosa è la povertà assoluta, la sofferenza, il dolore, l’isolamento. Nonostante tutto sono riuscita ad andare avanti scoprendo le mie potenzialità. Vorrei che le persone più vulnerabili potessero trovare un aiuto in me non solo perché sono un operatore, ma perché ho vissuto quelle stesse realtà e, guardandomi come esempio, possano cercare di migliorarsi e autodeterminarsi”.
La gratitudine per il traguardo raggiunto, la laurea e il percorso di maturazione che l’ha condotta dalla solitudine a divenire una persona determinata, capace di trasmettere affetto e protezione, è rivolta soprattutto ai suoi genitori: “Nei momenti di difficoltà, anche senza parlare capivano i miei bisogni. Quando le mie scelte non coincidevano con quelle che desideravano loro, avevamo anche un confronto più acceso. Ritengo che parlare apertamente di tutto, senza avere paura o sentire il giudizio dall’altra parte sia importante. Occorre essere onesti coi propri sentimenti, cercare di avere empatia: non è facile essere genitori, né essere figli. Soprattutto se si tratta di adozione. E se i figli hanno la necessità di ritrovare le proprie radici, i genitori non devono sentirsi traditi: ricercare la propria identità è un bisogno. Io oggi ho fatto la pace col mio passato e per questo sono grata ai miei genitori e li amo ancora di più.”
Giovanna Pieroni