Il Rapporto finale di valutazione sulle attività sviluppate dal programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza
La ricerca sulla valutazione di impatto del programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza (FSOA) affidata al Dipartimento Coris della Sapienza Università di Roma ha rappresentato l’occasione concreta per l’avvio di una riflessione collettiva sui risultati raggiunti durante gli anni di attività del programma, con un particolare focus sui casi positivi emersi dagli interventi implementati nei precedenti anni, nonché sui cambiamenti che si sono verificati nei processi di inclusione dei beneficiari e nell’esperienza di reciprocità che gli attori della rete hanno potuto sperimentare.
L’obiettivo della ricerca è stato teso a ricostruire il cambiamento apportato dal programma a partire dalla risposta dei partecipanti, ovvero indagando come si sia strutturata l’inclusione socio-lavorativa dei più vulnerabili e come le attività realizzate abbiano facilitato il loro ingresso nel mercato del lavoro e nel tessuto sociale di riferimento. Inoltre, scopo della valutazione è stato quello di valorizzare il percorso di cambiamento degli attori della rete verso una maggiore inclusività, attraverso dunque la valutazione dei cambiamenti accaduti nella vita di chi, a vario titolo, costituisce la rete di attori che orbita attorno a FSOA.





Seminario di presentazione della ricerca, Dipartimento Coris Sapienza Università di Roma 16 febbraio 2023 FOTO di Lorenzo Fiorillo
La valutazione condotta si inquadra all’interno del framework degli approcci di Positive Thinking (pensiero positivo). Questi innovativi approcci alla valutazione non devono essere confusi con il pensiero della vulgata secondo cui si raggiungeranno i risultati sperati grazie al solo “pensare positivo”. Gli approcci di Positive Thinking si caratterizzano invece secondo l’idea che si apprenda più dai successi che dai fallimenti poiché il successo offre motivazione per l’azione ed è proattivo, mentre il fallimento demoralizza. Pertanto, dal momento che secondo tali approcci è utile concentrarsi su ciò che ha funzionato bene in un programma, si stravolge l’ottica mainstream della valutazione che invece parte dalla risoluzione dei problemi riscontrati per poter trovare soluzioni. Nello specifico, la scelta di utilizzare un approccio positivo per la presente valutazione si basa sull’esigenza dei promotori di FSOA di voler conoscere quali cambiamenti si sono generati a partire dalla risposta dei partecipanti, cercando di individuare quali meccanismi si sono attivati e tentando pertanto di valorizzare quegli esempi positivi per poterne trarre ispirazione per il futuro. AFN e AMU si sono dunque serviti della valutazione per il suo scopo più nobile: conoscere per migliorare, e stimolare quindi processi di apprendimento.
Le fasi di rilevazione della ricerca sono state tre: una prima in cui sono state condotte interviste ai referenti principali di FSOA per ricostruire le dinamiche di sfondo sottese al programma; una seconda in cui è stato somministrato un questionario agli attori della rete per indagare come essa si sia strutturata in termini di autonomia e inclusività; e una terza in cui è stato condotto un focus group con i beneficiari del programma per osservare la prospettiva di chi beneficia direttamente delle attività. Da queste attività di ricerca è emerso che nodo centrale del programma è rappresentato dai Piani Individuali di Autonomia: dei percorsi costruiti sulle specificità ed esigenze dei beneficiari, pensati per far emergere le loro aspirazioni e i loro talenti nel percorso di inclusione. Le attività del programma non sono calate dall’alto in modo standardizzato; piuttosto, rispettano le necessità e i desideri dei beneficiari in modo che possano esprimere sé stessi a tutto tondo. Figura essenziale nel programma è quella della rete di attori di FSOA: famiglie e volontari, aziende, associazioni e operatori assumono infatti un ruolo fondamentale per il processo di inclusione socio-lavorativa dei beneficiari nel tessuto sociale di riferimento. Grazie al supporto (anche affettivo) fornito, i giovani hanno potuto sperimentare forme di indipendenza economica (trovando un impiego) e abitativa, acquisendo le risorse e gli strumenti necessari per poter vivere una vita in autonomia e per poter progredire nel processo di inclusione nella comunità. Le attività progettate in autonomia dagli attori della rete, come l’organizzazione di incontri informali e di vacanze, l’ospitalità in casa e la condivisione delle attività quotidiane, hanno permesso ai beneficiari di trovare nella rete dei solidi punti di riferimento, che in alcuni casi hanno “sostituito” simbolicamente le persone più care lasciate nel proprio paese di origine.
In conclusione, si può affermare che la presenza del programma FSOA è stata necessaria per promuovere attività a sostegno del superamento del circuito di prima accoglienza; della personale autonomia del beneficiario e ingresso dello stesso nel tessuto sociale di riferimento; dell’abbattimento degli stereotipi sui migranti. Inoltre, i processi di empowerment che hanno caratterizzato il percorso dei beneficiari hanno investito anche gli stakeholder che a vario titolo hanno preso parte al programma. Infatti, le famiglie e i volontari, l’entourage lavorativo dei ragazzi migranti e in qualche misura le comunità ospitanti hanno manifestato una generale percezione di arricchimento personale e/o pratico-lavorativo a seguito della partecipazione a FSOA.
Di Veronica Lo Presti e Veronica Salvi
(Rispettivamente professoressa associata in Sociologia Generale presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma e dottoranda di ricerca di Comunicazione, Marketing e Ricerca Sociale presso lo stesso Dipartimento. La presente ricerca è inquadrata nelle attività di ricerca e di terza missione del Dipartimento)
L’articolo è pubblicato in versione ridotta sulla rivista Spazio Famiglia marzo 2023