Con la partenza e l’attesa, l’ansia si fa pulsante. Alla fine l’incontro della vita. Mimmo e Teresa raccontano l’incontro con Sara e la loro esperienza di accoglienza.
Il grido più antico nella storia dell’umanità è il grido d’amore, afferma lo scrittore colombiano García Márquez. Un grido alle volte sordo e incompreso come quello di un bambino abbandonato a cui l’adozione risponde qualora la coppia scelga tale percorso, costruendo un progetto di famiglia che può essere meraviglioso, come nella storia di Mimmo e Teresa. Lui violinista e docente di strumento alle scuole medie, amante della musica e della cultura. Lei insegnante di sostegno empatica e sostanziale.
Qualche amico paventa possibili rischi riguardo alla scelta adottiva, ma loro sono determinati e trascorsi 3 anni dal matrimonio, depositano la disponibilità all’adozione internazionale presso il Tribunale dei Minori: “entrambi sentivamo il forte desiderio di essere genitori – dicono –, nel senso di voler prenderci cura di un figlio, in adozione o naturale, e trasmettere i nostri valori”.
In meno di un anno, dopo aver svolto un percorso con i Servizi Sociali territoriali, a gennaio 2020 la coppia ottiene il decreto di idoneità. Per concretizzare l’aspirazione ad accogliere un bambino, la legge italiana, che ratifica la convenzione dell’Aja, richiede di affidare l’incarico ad un Ente autorizzato che svolgerà il ruolo di intermediazione tra l’autorità estera e la famiglia. Conoscendo Annalisa Giordano, incaricata della sede di AFN Napoli, restano colpiti dalla sua disponibilità e professionalità, che riscontrano anche in altri professionisti dell’Ente, a cui si affidano. Piano piano costruiscono una vera e propria alleanza nel portare avanti il progetto adottivo: “Annalisa – dicono – è per noi una amica, una sorella a cui chiedere supporto, consiglio, orientamento”.

La coppia è affiancata nella scelta del Paese in cui adottare, prediligendo la Colombia ed è sostenuta nel tempo dell’attesa attraverso colloqui personali e un percorso formativo per acquisire conoscenze sul Paese e sulla genitorialità adottiva; poterlo fare anche con altre coppie durante attività seminariali e laboratoriali è un ulteriore arricchimento. E’ fondamentale prepararsi ad accogliere un figlio, ancor più se porta con sé la ferita dell’abbandono. “Diventare mamma adottiva è un cammino – spiega Teresa. – Devi essere convinto della decisione che prendi.”
Nonostante la ferma convinzione, i momenti di fragilità possono presentarsi, come ad esempio quando rientrati dalle vacanze nel mese di luglio 2021, Teresa avverte un senso di limitazione e di incertezza sul futuro, ma i due si fanno forza e si incoraggiano: “E’ questione di tempo, forse ci vorrà 1 mese, 2 mesi, forse 5, ma non passerà tanto per l’abbinamento”; quando l’autorità estera, dopo un’analisi approfondita della documentazione prodotta dalla coppia tramite l’Ente, individua tra le domande depositate, quella dei coniugi più rispondenti alle caratteristiche e alle specifiche necessità dei bambini in attesa di una famiglia.
L’adozione è una strada qualche volta irta e tortuosa, ma anche edificante e piena di sorprese, così proprio quando la coppia meno se lo aspetta, durante un concerto di Mimmo, arriva da Annalisa l’annuncio sperato: “E’ una bambina di 7 anni e mezzo, si chiama Sara”. “In quel momento – racconta Teresa – ho sentito di aver raggiunto qualcosa di tanto desiderato: il sogno di essere mamma.” Incredibile poi che Mimmo avesse sognato proprio il nome Sara per quello di sua figlia: non sa se credere alle coincidenze o ad Altro, in ogni caso è una grande festa!
La documentazione della autorità colombiana è davvero dettagliata e tramite Annalisa, la coppia può conoscere a fondo la persona di Sara, la sua storia, vederla in fotografia: “E’ una bambina bellissima – dice la coppia commossa. – L’incontro dura 3 ore e non ce ne saremmo andati più via di lì”. I neogenitori trascorrono gli ultimi giorni di agosto con una certa felicità, facendo sempre più spazio a Sara per accoglierla nel cuore e nella casa dove lo studio di Mimmo diventa la sua futura cameretta. Il volo per Bogotà è fissato per il 19 ottobre 2021. La gioia di poter andare finalmente ad abbracciare la figlia è sempre più intensa.

In questi tempi difficili per le Adozioni Internazionali storie come quella di Mimmo e Teresa, con un iter assai semplice e breve ci confortano, ma questo non significa che per la coppia non esistano timori riguardo al futuro e dubbi rispetto alle proprie capacità d’amare che trapelano qua e là come ombre che attenuano la luce di quel momento contenendone a volte l’entusiasmo: “Sarò capace di essere mamma di una bambina di 7 anni e mezzo? Verrò accettata? Provavo paura – confida Teresa – . Allo stesso tempo mi facevo forza e mi incoraggiavo. Ce la farò. Senz’altro ce la farò. Mi ha aiutato il mio lavoro dove accolgo ogni giorno bambini con storie non facili”.
Finalmente arrivati a Bogotà sono ricevuti e affiancati dai referenti AFN e i collaboratori che curano sul posto i rapporti con l’autorità centrale ICBF (Instituto Colombiano de Bienestar Familiar) e con cui hanno tenuto la corrispondenza nei mesi precedenti.
Il rispetto delle norme anticovid non rende meno intenso il momento atteso dell’incontro con Sara. L’appartamento è addobbato a festa con tanti palloncini rosa. “La bimba carina come una bomboniera entra con zaino, pupazzetti e doni per i suoi genitori”, raccontano. Uno scambio intenso di sguardi, come un imprinting. “Hola, papa y mama!” sussurra lei con una luce speciale negli occhi. “Le emozioni nella vita di una coppia sono tante. Ma questa che stiamo vivendo – commentano Mimmo e Teresa – è unica e incommensurabile!”
I giorni a seguire sono molto importanti per l’integrazione: la nuova famiglia resta insieme 24 ore su 24 e la differenza linguistica non pare essere un ostacolo. Qualche frase in spagnolo, il traduttore e poi il ricorso alla infallibile lingua del cuore. “Ci è sembrato che Sara fosse sempre stata con noi – dicono – e tutto fosse scritto in un destino bellissimo”.
Mentre la famiglia va a visitare per l’ultima volta l’istituto dove la bambina è cresciuta, nel suo sguardo ad un certo punto però compare un velo di tristezza; pian piano le spiegano l’intenzione di andare solo per un saluto, che lei sarebbe rimasta con mamma e papà. Per sempre. Come scaricata da un peso, Sara canta e balla un’ultima volta coi suoi compagnetti che la guardano con gli occhi della speranza, sognando il giorno in cui anche loro potranno essere abbracciati da una mamma e un papà che avranno colto il loro grido d’amore finalmente appagato.
“Nel salutarci i professionisti dell’ICBF erano contenti – concludono Mimmo e Teresa – poiché si confermavano quello che era stato intuito nella accurata fase di studio. Quando le cose si fanno bene, accompagnate da scrupolo e amore per quello che si fa, si può arrivare a traguardi meravigliosi”.
Giovanna Pieroni