Durante il mia esperienza di volontariato nell’ufficio delle adozioni internazionali arriva una notizia speciale
All’improvviso nell’altra stanza si sentono urla gioiose e piene di stupore: mi chiedo cosa stia succedendo. E’ arrivata un’email preziosissima, anzi, le email in tutto sono 4, contenenti però la stessa notizia: c’è una proposta d’abbinamento della coppia ad una bambina. Vengo chiamata anche io nell’altra stanza e con la collega iniziamo a guardare il contenuto di queste email, i documenti inviati, il cv della bambina, la sua foto.
La gioia, mia, è incontenibile: è la prima volta che mi capita di assistere e lavorare un dossier di questo tipo, tutto ciò in un venerdì freddo di pioggia incessante, dove il vento soffia forte come a voler portarsi via tutto quello che non gli va bene.

Nell’ufficio c’è un’incredibile aria di festa e ne resto estasiata: percepisco l’umanità delle mie colleghe che nonostante gli anni passati, si stupiscono ancora davanti a queste notizie. La bambina sembra stare bene, le notizie su di lei sono buone, è stata inserita nella lista dei bisogni speciali, non riesco a capire come mai, “probabilmente considerata grande per l’età” mi dice la mia collega, ma ha solo cinque anni!
Faccio un controllo dei documenti e inizio a farle mille domande, lei che con pazienza risponde ma partecipa con me alla gioia del momento, lo sento. Mi chiedo se la famiglia sarà avvisata subito, quando potranno partire, quando potranno abbracciare la bambina; ma bisogna aspettare ancora. I documenti hanno delle imprecisioni, la mia collega deve chiedere dei chiarimenti alla sua referente nel paese estero, se tutto andrà bene lunedì i genitori saranno avvertiti. Che voglia assurda di poterli chiamare e avvisarli che la loro bambina ha occhi vispi, capelli neri e corti, nella foto accarezza un peluche alto come lei, e che sorride: sembra serena.
Vorrei potergli dire che quando è nata pesava poco più di 3 kg e che la sua giovane mamma di pancia ha dovuto affidarla ai servizi sociali per problemi economici, che ama giocare con la sua bambola, che sa contare fino a 10 ma ancora non conosce i colori. Poco male, glieli insegneranno loro tutti i colori del mondo, non ho dubbi. Quel giorno lascio l’ufficio con un sorriso incredibile nel cuore, mando messaggi alle mie amiche dicendo che quel giorno ho assistito ad una vera e propria nascita e loro si lasciano rapire dal mio racconto incredulo.
Francesca Giuli