Ogni bambino ha diritto a vivere nella propria famiglia. Tuttavia gravi circostanze o carenze genitoriali opportunamente valutate e verificate possono richiedere la necessità che questi venga temporaneamente affidato ad un’altra famiglia, a una persona singola, o a una comunità familiare, affinché gli siano in ogni caso assicurati il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive a cui ha diritto. Lo strumento dell’affidamento familiare, mirato al recupero ed al reinserimento del bambino nella sua famiglia d’origine, disciplinato dalla legge 184/83, è attualmente oggetto di riflessione pubblica. Al momento sono sei le proposte di legge all’esame della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati per riformare la disciplina alla luce dei cambiamenti sociali e dell’esperienza in merito acquisita in questi anni.
«Rispetto al dibattito creatosi subito dopo “i fatti di Bibbiano”, ben venga un approfondimento sul tema. Una riforma è necessaria, ma la legge non va cestinata». – Afferma Massimo Orselli, componente del direttivo nazionale del Forum delle Associazioni familiari e Delegato all’Affido familiare e adozione, la cui esperienza nell’ambito dell’affido è cominciata tanti anni fa quando negli anni ’90 con la moglie hanno aperto per la prima volta la propria casa ad una ragazzina rumena. Un’esperienza che è andata avanti declinandosi anche nell’accompagnamento e nella formazione delle coppie, attraverso l’ Associazione “Famiglie per l’Accoglienza”, le cui testimonianze sono raccolte nella recente pubblicae Un bene che permane (Itaca 2020).
27.111 i bambini e gli adolescenti accolti a fine anno 2017 in affidamento familiare e nei servizi residenziali per minori in Italia, senza contare i minori stranieri non accompagnati (Quaderni di ricerca sociale 46). «La realtà dell’affido è un’esperienza che mette insieme diverse situazioni e soggetti a tutti i livelli, una rete di relazioni avente come unico scopo il bene del bambino, con la sua storia, la sua famiglia d’origine, che non può mai essere messa da parte. – Spiega Orselli – L’esperienza dell’affido coinvolge la famiglia affidataria, con la sua disponibilità, i Servizi Sociali che devono sostenere il progetto di affido, il Tribunale e le associazioni. Il ruolo di queste è fondamentale poiché, secondo il principio di sussidiarietà orizzontale, sono l’ambito in cui le famiglie trovano un sostegno reale su cui contare in base ad un valore condiviso comune».
Proprio partendo dall’esperienza delle associazioni che si occupano di adozione e di affido, il Forum Associazioni Familiari ha portato un contributo concreto al dibattito parlamentare, per un rilancio del tema a livello pubblico e per migliorare aspetti che non sono ben definiti. All’audizione tenutasi il 15 giugno 2021 presso la Commissione Giustizia della Camera dei deputati con la partecipazione di rappresentanti del Tavolo nazionale affido e di rappresentanti del Forum, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti modifiche al codice civile e alla legge 184/1983 in materia di affidamento dei minori, è stata messa in luce una costruttiva narrazione dell’affido, evidenziando le risorse che le associazioni possono mettere in campo affinché ogni bambino la cui famiglia è in difficoltà, possa godere delle stesse tutele.
«Ogni famiglia ha il compito di educare e curare il proprio figlio. Tuttavia esistono alcune famiglie fragili, con difficoltà di espressione delle capacità genitoriali ed educative, con possibili situazioni di disagio sociale, familiare, psicologico, e a volte di conseguenza anche economico – Continua Orselli. – Ne consegue che un importante compito educativo e di cura va riconosciuto anche alla famiglia affidataria, nel caso in cui un progetto di affido elaborato dal servizio sociale ne renda necessaria la presenza».
Diversi, secondo il Forum, gli elementi positivi contenuti nelle proposte di legge, come ad esempio la creazione della banca dati per i minori fuori dalla famiglia; la prevenzione delle cause dell’allontanamento e le garanzie per la famiglia di origine; tempi brevi e certi per la convalida dei provvedimenti; la preferenza e priorità all’affidamento in famiglia rispetto a quello in comunità; la temporaneità progettuale dell’affido; il riordino delle norme in tema di difesa legale del minorenne. Tuttavia emergono diverse criticità come la durata del periodo di affido che in alcune proposte viene definito in 18 mesi; l’istituzione dell’operatore dell’accoglienza familiare temporanea, con competenze educative e con esperienza di lavoro nell’ambito del disagio minorile e familiare, figura non chiara e che potrebbe sovrapporsi a ruoli già esistenti (pdl n. 2796); la mancata definizione della casa famiglia e di altre strutture di accoglienza.
«Riteniamo necessario che venga garantita in tutto il territorio nazionale l’attivazione di adeguati Centri Affido pubblici, dotati di risorse economiche ed umane quantitativamente e qualitativamente adeguate e che siano impiegati, anche da parte di tutte le istituzioni, in maniera “strutturale” tutti i sostegni rivolti alla famiglia d’origine e alla famiglia affidataria, – dichiara Orselli. – Inoltre è fondamentale che vada precisato il ruolo della “casa famiglia” correggendo l’impropria definizione di ‘comunità di tipo familiare’, distinguendo con chiarezza le varie tipologie di strutture di accoglienza, quali: casa famiglia; comunità familiare, e comunità educativa, ognuna con le sue specifiche caratteristiche».
Auspicando che si possa arrivare quanto prima ad un disegno di legge unico su cui discutere, il Forum continua i lavori del tavolo operativo a cui partecipa anche AFN-Azione Famiglie Nuove con l’obiettivo di comporre un articolato da proporre quale punto di incontro e di dialogo. Intanto, il progetto Confido operativo in 10 regioni con percorsi sull’adozione, sull’affido, sui tutori volontari per minori stranieri non accompagnati sta avendo un riscontro molto positivo nelle realtà locali come partecipazione delle famiglie che del coinvolgimento delle associazioni e il progetto “Dònáti” interrotto con la pandemia verrà ripreso a settembre.
«L’esperienza dell’accoglienza è faticosa e difficile, perché non è sempre “tutto rose e fiori” – afferma Orselli, – ma c’è un bene che permane per le famiglie e per i ragazzi che oggi sono diventati persone adulte e hanno famiglia. Un bene che è per tutti. Per la società».
Giovanna Pieroni