Ancora oggi, sono all’ordine del giorno le disuguaglianze che riguardano il genere e che attengono alla sfera lavorativa, privata, relazionale e sociale delle donne. In Italia, la pandemia ha ulteriormente aggravato questo scenario, facendo aumentare il numero di donne disoccupate nel 2020 (circa il 70%), incrementando il divario salariale, non offrendo alle famiglie e soprattutto alle donne quell’aiuto domestico necessario a fronte della chiusura delle scuole.
Non solo. La violenza di genere nell’ultimo anno ha registrato un’impennata dovuta alla convivenza forzata in periodo di lockdown e all’esasperazione delle tensioni sociali. Solo dall’inizio del 2021 si registrano 11 casi di femminicidio.
È importante, quindi, non chiamarla “festa della donna”, non è una celebrazione della femminilità, ma una giornata di riflessione e lotta per il cambiamento. A testimonianza di chi, ogni giorno, si batte per una pari dignità e per quei diritti che dovrebbero essere i diritti di tutti.
Chiamiamola “Giornata Internazionale della Donna”