Azione Famiglie Nuove

L’accompagnamento nel tempo delle famiglie adottive.

I risultati della ricerca “Sostenere l’adozione” condotta dal Tavolo Territoriale sull’Adozione promosso da Caritas Ambrosiana 

 Le famiglie che hanno scelto l’adozione riconoscono gli sforzi di enti e associazioni, ma chiedono servizi specialistici a loro dedicati e accessibili, che le sostengano nel tempo. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Tavolo Territoriale sull’Adozione promosso da Caritas Ambrosiana. Costituitosi nel 2014, il Tavolo è impegnato a costruire uno spazio di confronto con enti, associazioni e cooperative che da anni, nell’area metropolitana diocesana milanese, si occupano di adozione. Attualmente ne fanno parte oltre a Caritas  Ambrosiana che  partecipa  attraverso  lo Sportello Anania, gli Enti: AiBi, AMI, Ariete, AVSI, AFNonlus-Azione per Famiglie Nuove, CIAI, Fondazione Nidoli, SOS Bambino;  insieme alle Associazioni: ANFAA, CTA (Coop. Sociale), Famiglie per l’Accoglienza, Genitori si Diventa, Eos Cooperativa sociale onlus, Elohi onlus.

La ricerca presentata durante l’ evento on line «Sostenere l’adozione», ha avuto come obiettivo quello di conoscere le attività di supporto e accompagnamento che vengono offerte e utilizzate dalle famiglie adottive del territorio, indagando motivazioni e resistenze delle famiglie a cercare o no aiuto, ma anche le modalità, i tempi, le aspettative con le quali le famiglie si rivolgono ai servizi specialistici. Basandosi su dati raccolti attraverso 379 questionari compilati nel corso della primavera estate 2019 dalle famiglie della Diocesi di Milano, (suddivisi a secondo del tipo di adozione effettuata in 93 questionari di genitori che hanno effettuato un’adozione nazionale, 267 internazionale e 19 entrambi i tipi di adozione con più figli),  l’indagine rappresenta un utile strumento  per incentivare la sensibilizzazione delle famiglie e delle Istituzioni sull’importanza di trovare e garantire spazi di sostegno specialistico e  di confronto con altre famiglie che vivono la stessa esperienza in un’ottica preventiva e di supporto.

Secondo i risultati dell’indagine la maggioranza dei genitori adottivi che hanno risposto al questionario è laureata (lo è il 62,5% della madri, il 51,5% dei padri) e ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni (65,4% le madri, 66,5% i padri).  Quasi tutti coloro che hanno risposto al questionario sono molto e abbastanza d’accordo con l’affermazione che tutte le famiglie adottive, non solo alcune, abbiano bisogno di un supporto per crescere un bambino adottato (97,9%).

L’82,6% di chi ha risposto alle domande ha dichiarato che i servizi post adozione specialistici sono pochi rispetto al bisogno. Ne percepisce, in particolare, maggiore necessità chi sceglie l’adozione internazionale (tra costoro la percentuale di chi vorrebbe un accompagnamento specifico sale all’84,6%, mentre è del 78,5% tra chi sceglie di adottare un bambino nato in Italia). L’84,4% pensa che tali servizi siano costosi e che dovrebbe essere loro riconosciuto un contribuito. 

Il gruppo più numeroso di chi ha richiesto aiuto, l’ha fatto per avere un confronto con qualcuno di competente su alcune situazioni problematiche (43,1%), per avere un sopporto educativo (19,9%), perché la situazione era diventata difficile (11,5%), per problemi scolastici (9,2%), perché il ragazzo o la ragazza ha difficoltà psicologiche (8.4%). Confrontando le motivazioni dei vari tipi di adozione, in generale emerge una maggiore richiesta di aiuto da chi si è rivolto all’adozione internazionale. Ha risposto di essere ricorso ad un sostegno perché la situazione era divenuta difficile il 12% di chi ha scelto l’adozione internazionale contro il 6% di chi ha scelto quella nazionale, per problemi scolastici il 10% rispetto al 4,6%, per difficoltà psicologiche l’8,6% contro il 6%.

«Adottare è una scelta d’amore, che richiede apertura e altruismo – ha dichiarato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana -. Andrebbe incentivata e sostenuta con interventi anche pubblici. Queste famiglie non possono essere lasciate a loro stesse o contare solo sulla capacità creativa degli enti e delle associazioni di mutuo aiuto. Un paese più solidale e quindi più forte, starebbe loro a fianco, soprattutto nei momenti più critici della crescita dei ragazzi».