STORIE DI MONDIALITÀ

Cittadino del mondo

da | Ott 18, 2019

In un soleggiato pomeriggio di fine Settembre incontro Hasib, che mi accoglie con un sorriso caldo e luminoso. Ci troviamo a pochi passi dalla stazione metro di Rebibbia, a Roma, dove da Marzo ha coronato il sogno di una vita: aprire un’attività tutta sua.

Hasib è un ragazzo afghano, molto giovane, ma con un vissuto altrettanto intenso e una voglia di fare inesauribile. Come molti del suo Paese, ha intrapreso un viaggio assai diverso dai migranti dell’area nord africana, scegliendo una rotta di terra, fatta di un lungo cammino. Così Hasib ha vissuto qua e là, scontrandosi con il clima gelido del nord Europa dove ha sperimentato un modo di vivere molto diverso dal suo. Nel suo viaggio ha imparato 8 lingue, ha acquisito esperienza e capacità di adattamento. I suoi occhi hanno visto i paesaggi della Svezia e della Norvegia, le sue mani sono diventate esperte in molti lavori, la sua mente si è aperta a mille esperienze nuove. Il suo viaggio l’ha portato anche in Italia, dove ha trovato un clima che sa di casa e persone che gli hanno dato una mano per affrontare tutto il percorso burocratico della richiesta di protezione internazionale.

È stato allora che Hasib è venuto in contatto con il programma Fare sistema oltre l’accoglienza. Grazie alla segnalazione da parte degli operatori della comunità di accoglienza che lo ospitava, Hasib ha conosciuto gliesperti dell’equipe multidisciplinare messa a disposizione dal Programma, e con loro ha portato avanti un percorso di orientamento, bilancio delle competenze acquisite e obiettivi futuri da concretizzare insieme.Una delle prime impressioni avute dallo staff del Programma è stata la grande capacità imprenditoriale di Hasib e la sua forza di volontà. Ma aprire un’attività propria non è cosa semplice per chi, in uscita dai centri di accoglienza, deve prima pensare a trovare una casa e un lavoro che gli possa garantire stabilità e deve scontrarsi con una burocrazia lenta e una buona dose di razzismo ancora dilagante.

Finito il percorso con il Programma Fare sistema, Hasib decide di rimettersi in viaggio, tornando in quel freddo nord Europa da cui era fuggito, ma che rappresenta un’opportunità in più. “Quando hai deciso di ritornare in Italia?” gli chiedo al nostro incontro, davanti a una tazza di caffè. “Ho sempre avuto l’obiettivo di ritornare, sono stato in Svezia dove ho lavorato per mettere qualcosa da parte e poter tornare qui, dove mi sento a casa”.

Hasib riesce a trovare un locale in affitto in un quartiere di Roma tanto complicato quanto autentico, dove non esistono ospitanti e ospitati. Riesce ad aprire un negozio di sartoria, compra i macchinari con molti sacrifici e studia un modo per farsi pubblicità. “Ho aperto da Marzo, sono riuscito a farmi conoscere nel quartiere, dato che i negozi di sartoria sono pochi nei dintorni. Ma ancora sono all’inizio e a volte è difficile far quadrare i conti. Nel mio Paese avevo un negozio di abbigliamento, mi è sempre piaciuto lavorare con le stoffe e in questi ultimi mesi ho acquisito un po’ di competenze nel cucito, vorrei fare sempre meglio”. Quando parla del suo lavoro gli brillano gli occhi, è orgoglioso di quello che è riuscito a fare e una volta aperto il negozio ha contattato tutte le persone che ha incontrato lungo il suo cammino per venire a trovarlo. “Il programma Fare sistema mi ha aiutato molto nella riscoperta di me e dei miei obiettivi. Mi ha dato modo di mettere insieme le idee e di capire come concretamente poter realizzarle, senza perdere il contatto con la realtà. Ma soprattutto mi ha dato l’opportunità di incontrare persone che hanno creduto in me”.

Di obiettivi Hasib ne ha ancora, con lo sguardo sempre al futuro. “Vorrei ingrandirmi, dare lavoro ad altre persone, vorrei anche iniziare a realizzare abiti, ma per farlo dovrò pazientare ancora un po’ e stabilizzarmi. E poi mi piacerebbe prendere la patente, ma i test sono molto complicati!” E sorride. Hasib ha avuto un percorso migratorio che per molti è al contrario: giunto in un paese nordeuropeo è tornato in Italia, dove si è sentito davvero a casa e dove ha deciso di realizzare il suo sogno. Esperienze come questa sono una boccata d’aria in un sistema, come quello dell’accoglienza, di cui spesso emergono solo gli aspetti negativi.

Uno degli obiettivi di “Fare sistema” è proprio questo: fare rete, come la trama di un tessuto pregiato. Diffondere il messaggio che esiste una buona accoglienza, che la diversità culturale arricchisce e valorizza il nostro territorio, a dispetto degli stereotipi. Hasib è un ragazzo afghano, ma anche norvegese, svedese, tedesco, italiano. Cittadino del mondo.

Anita Leonetti

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