Visita al progetto Petite Flamme.
«Siamo andate con un piccolo aereo. Il viaggio è stato avventuroso: bellissimo all’andata, per il sole e il cielo azzurro, più difficile al ritorno a causa del maltempo!». Barbara Pandolfi, coordinatrice dei progetti di sostegno a distanza in Africa, incontra il Progetto Sociale “Petite Flamme” nella Repubblica Democratica del Congo, arrivando fino a Kikwit. A 800 Km da Kinshasa.
Kikwit è una città con più di un milione di abitanti, immersa in una natura lussureggiante di palme e alberi tropicali. Senza elettricità e acqua potabile. Il quadro è sufficiente per dire la povertà della popolazione e Petite Flamme rappresenta per i 350 bambini che l’affollano un segno di speranza.
La scuola è iniziata quindici anni fa con tre classi per i ragazzi del recupero, in seguito, grazie all’aiuto delle ambasciate italiana, tedesca e dell’AMU-Lussemburgo sono state costruite altre classi per un totale di undici aule per la materna, le elementari e il recupero. Due anni fa poi una ONG tedesca ha installato una decina di pannelli solari che garantiscono l’illuminazione di tutte le classi, mentre una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, assicura per buona parte dell’anno una riserva per la cucina.
«E’ importante puntare alla qualità professionale del lavoro svolto con i bambini e di conseguenza quella degli ambienti di lavoro e di accoglienza». – Dice Barbara che ha trovato persone responsabili e consapevoli della potenzialità che Petite Flamme rappresenta nel formare risorse umane importanti per il proprio Paese.
Tanti ragazzini con gli occhi luminosi offrono un bouquet di fiori a Barbara in segno di accoglienza: «Kikwit è un villaggio nella foresta, dove ho visto la vera Africa: strade pulite, ordinate, ricche di colori e mercati ovunque, – commenta lei. – Gente sorridente e vivace si guadagna da vivere dignitosamente come può. Sa cosa vuol dire accogliere e amare il prossimo con poco perché è l’amore che riempie tutto quello che manca. I bambini fanno festa. Ti sorridono. Non c’è tempo per essere tristi. Perché loro non lo sono!»
Danze e piccole rappresentazioni teatrali. Poi l’incontro col gruppo degli insegnanti.
Essi mirano soprattutto alla qualità dell’insegnamento e al coinvolgimento dei genitori dei bambini. Sono stati loro che alcuni anni fa, vedendo la necessità di ampliare la scuola, avevano costruito tre classi con le canne di bambù raccolte nella foresta, coscienti che l’educazione dei loro bambini è il bene più prezioso. Si fa in modo che la collaborazione con le famiglie diventi sempre più viva attraverso la condivisione delle difficoltà e la ricerca comune di soluzioni, promuovendo dei progetti in loro favore.
«Gli insegnanti sentono l’amore e la dedizione con la quale AFN segue il progetto». – racconta Maria Pia Redaelli referente locale. Tra loro, Romain Mafuta, ex studente di Petite Flamme. Aveva cominciato la scuola a 9 anni perché il padre non aveva i soldi per pagargli gli studi. Dopo tre anni di recupero, ottenuto il diploma elementare, aveva frequentato la scuola media e superiore fino alla maturità. AFN lo ha sostenuto in tutto questo percorso e anche per i tre anni d’università ottenendo cosi la laurea in pedagogia con ottimi voti. Ora insegna ai ragazzi di sesta elementare e col suo esempio li incoraggia a studiare con profitto. Con quello che guadagna, oltre a sostenere la sua famiglia, ha un bimbo di tre mesi e poi aiuta la cognata che da poco è rimasta vedova e ha tre bambini. «Petite Flamme ha fatto tanto per me e continua a farlo. Ora anch’io voglio contribuire a far progredire questa scuola e assicurare un avvenire migliore a tanti bambini».