«Sono grata, perché da povera sono diventata una persona speciale, amata. Grazie a Bukas Palad è cominciata la mia rinascita».
Glysheryl Magna, una bambina filippina accolta dal centro sociale Bukas Palad Manila (“Mani aperte”), ha potuto dare una svolta alla propria vita e realizzare il suo sogno. Grazie anche a tanti generosi e fedeli sostenitori del programma di sostegno a distanza.
Riportiamo la sua testimonianza, proposta all’evento dedicato a Chiara Lubich (Castelgandolfo 3 marzo 2018) nel decimo anniversario della sua morte.
«Io sono una persona grata. Grata nel senso più profondo del termine, e cioè “aperta alla grazia”. Per me la grazia non è solo qualcosa di spirituale, non riguarda soltanto la sfera del rapporto con Dio, anche: a Lui dico grazie, certamente. Ma ora, io, parlo di quando la grazia è quotidiana, feriale, si incarna e si manifesta in piccole cose molto concrete, come un pezzo di pane, un bicchiere d’acqua, ma anche un paio di scarpe, una festa di compleanno, una carezza o un sorriso dato a me, che forse, di motivi per sorridere a quel tempo, non ne avevo più.
Ci torno a “quel tempo”: eccoli i miei amici, cominciano il loro racconto: lo fanno da sempre a scuola. Quante belle cose hanno: scarpe, vestiti nuovi ogni anno, borse, probabilmente anche le loro case sono molto belle, piene zeppe di quegli affari tecnologici che, ce ne accorgiamo troppo poco, migliorano la vita di tante famiglie. Tante…meno la mia naturalmente..
Io non ho mai avuto tutte quelle cose di cui parlano: mia madre è una semplice casalinga e il mio patrigno guadagna appena appena per coprire le necessità quotidiane della famiglia. Mi ricordo quando la nostra famiglia ha raggiunto il punto più basso. Il proprietario della casa si arrabbiò perché non potevamo pagare l’affitto. Sapete cosa ha fatto? Ha rimosso le scale di casa nostra. Vivevamo al secondo piano, quindi non avremmo più potuto uscire di casa fino a quando non avremmo trovato in qualche modo i soldi per l’affitto. Ricordo che scendevo come una scimmia, aggrappata al legno della casa del nostro vicino e calpestando i grandi chiodi rimasti dalla scala che era stata rimossa. Ate Letty del Vanzuela deve essersene certamente accorta, mi vede così magra, così piccola! Ma io che ci posso fare? Non ho nemmeno la forza per piangere, anche se spesso lo faccio, in disparte, lontano dai miei amici.
In questa situazione, cosa è che cambia, cosa è che ha fatto sì che oggi io sia quella che sono e non quella che sarei potuta diventare? Dove si colloca la mia salvezza? Nel mio caso si è trattato, o meglio, si tratta ancora oggi, di una mano aperta, di più “mani aperte”… cioè… Bukas Palad. A Manila tutti lo conoscono, e ho cominciato a star meglio da quando ho conosciuto anche io questo posto! Ci vado tutti i sabati, proprio grazie ad Ate Letty che ha parlato con la mamma. Lì ci danno del cibo buono, delizioso, e ci divertiamo tantissimo a lavare gli utensili e le ciotole che abbiamo appena usato.
Eppure tutto questo rappresenta in minima parte ciò che è per me Bukas Palad. Bukas Palad è un posto fantastico, non solo perché aiutano tante famiglie povere come la mia, ma perché hanno quel modo di fare, di amare, che ci fa sentire anche noi amati e speciali! Questa è la cosa bella: io non sono aiutata, non sono un’assistita, non sono una poveretta: io sono amata, nella mia povertà, così come sono, sono una persona con la sua dignità riconosciuta, che è dentro una realtà più grande, che comprende anche altri e che non mi fa sentire più sola.
Questo è stato il primo passo, fondamentale anche per affrontare il resto che sarebbe venuto in seguito: la separazione dei miei, la perdita della casa, e la conseguente visione buia della vita come di un tunnel senza via di uscita.
Se mi guardo indietro, cosa è stato importante? Non mollare, non mollare mai neanche in quei momenti, ma crederci sempre, soltanto perché sentivo finalmente, grazie a tutte le persone che da quei sabati in poi si sono prese cura di me, la fiducia di qualcuno che finalmente ci ha creduto, ha creduto che io, così come ero, ce la potevo fare! Come Tita e suo fratello, ad esempio, che notando i voti alti a scuola hanno fatto in modo che potessi continuare a studiare, e con me anche mio fratello. Come Lola Celdran, che ha fatto sì che mia madre potesse riacquistare un lavoro, donando respiro alle nostre giornate.
Ho perseverato fino alla laurea e ho realizzato il mio sogno di diventare insegnante, e sto perseguendo un master in pedagogia. Dopo tante peripezie la mia famiglia ora sta meglio.
Ecco perché oggi posso dire di essere davvero grata: non perché la battaglia sia finita, ma perché in mezzo alla tribolazione, Dio ci ha fatto incontrare persone così meravigliose; sono grata a Bukas Palad per tutte le opportunità che mi ha dato, e per quelle che continua a dare a centinaia di persone che vedono finalmente una possibilità di vita in pienezza.
Grazie a quelle mani, a quelle mani aperte….».