Iniziative formative in Lombardia per favorire l’accoglienza scolastica degli alunni adottivi.
Un buon inserimento scolastico per un bambino è premessa anche di un positivo processo di integrazione sociale, ma l’ingresso a scuola non sempre risulta immediato per tutti. Ad esempio, che cosa accade ai bambini accolti dalle famiglie italiane tramite l’adozione internazionale, arrivati con una storia difficile alle spalle, una lingua e una cultura tutta da conoscere?
Sono 4422 i bambini e i ragazzi che hanno fatto l’ingresso in Italia nel biennio 2014-2015 secondo l’ultimo rapporto della Commissione Adozioni Internazionali, redatto in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti. Il documento evidenzia come, nonostante il calo generale del 73% in dieci anni, il nostro Paese sia al primo posto in Europa e secondo nel mondo dopo gli Stati Uniti nell’offrire una famiglia a chi ha subito il trauma dell’abbandono.
Provengono da oltre 50 Paesi diversi, tra cui Federazione russa, Polonia, Repubblica Popolare Cinese, Colombia, Vietnam, Bulgaria, Brasile, Etiopia, India e Repubblica Democratica del Congo, ed hanno al loro arrivo un’età media di 6 anni: dunque si trovano a dover affrontare molto velocemente, rispetto all’ingresso in famiglia, il percorso scolastico, con tutta la complessità che questa esperienza può comportare.
Come possono gli insegnanti attrezzarsi per capirne le esigenze, valorizzarne la diversità e accompagnarli nelle diverse tappe del percorso scolastico?
Il decreto legislativo 294/97, in accordo con la Convenzione sui diritti del fanciullo, per consentire la piena inclusione scolastica, stabilisce che è un dovere della scuola “garantire il perseguimento degli obblighi di tutela dell’interesse superiore del minore, anche consentendo deroga all’obbligo scolastico”, per cui si valuterà la classe più adeguata in cui inserire il bambino che può non corrispondere all’età anagrafica.
Da un paio d’anni in Lombardia, la collaborazione tra gli Uffici scolastici della Regione e il Tavolo territoriale ‘Adozione’ a cui partecipano Enti ed associazioni del settore, ha fatto nascere una serie di percorsi formativi per favorire l’accoglienza scolastica dei bambini e dei ragazzi adottati.
I seminari si sono svolti in diverse città Como, Monza e Milano. A Milano – promossi da Caritas Ambrosiana con gli Enti autorizzati e le Associazioni di famiglie adottive – si sono anche svolti nei mesi scorsi, due seminari di approfondimento sulle tematiche adottive per gli insegnanti. Ultima realizzazione una giornata per docenti referenti per gli alunni adottivi e dirigenti scolastici, svoltasi il 27 Ottobre a Tavernerio in provincia di Como. L’incontro ha offerto una significativa occasione di confronto tra docenti, genitori di alunni della scuola dell’infanzia e delle scuole di primo e secondo grado e gli operatori di enti ed associazioni.
Attraverso gli approfondimenti della prof.ssa Anna Guerrieri vicepresidente CARE, coordinamento delle associazioni adottive e affidatarie, e della prof.ssa Monica Nobile psicopedagogista, si sono potute affrontare tematiche più specifiche riguardo l’accoglienza degli alunni adottivi e rispetto alle attenzioni pedagogiche e didattiche da attuare nei loro confronti, in collaborazione coi genitori e ponendo attenzione alla pluralità dei bisogni a cui la scuola, deve rispondere.
“Gli insegnanti avvertono con urgenza la necessità di avere degli strumenti pratici e concreti per svolgere il loro lavoro,” afferma Liuba Bardi, della sede AFNonlus di Vimercate (MB), sottolineando l’importanza della collaborazione che si sta portando avanti.
Le difficoltà degli alunni adottivi spesso riguardano l’apprendimento dal punto di vista linguistico, perché la lingua scolastica scritta e strutturata è impegnativa. Inoltre gli alunni che già frequentavano la scuola nel paese di provenienza, devono colmare il gap didattico e formativo che può essere considerevole in alcune materie. Non è facile poi riuscire ad interpretare i disagi come atteggiamenti di irrequietezza e di ansia, che magari alunni e famiglie adottive alle volte esprimono nel contesto scolastico costituito spesso da classi molto numerose e complesse.
“La scuola deve essere accogliente verso tutti i bambini e ragazzi”. – Continua Liuba Bardi – Occorre tener presenti i vissuti e le fatiche che i bambini fanno nell’inserirsi a scuola in modo da non sottovalutarle, è importante quindi una formazione specifica sulle tematiche adottive.
“Noi abbiamo portato le nostre esperienze di progettazione sul territorio, afferma la Bardi, dei laboratori svolti in alcune scuole sulla mediazione del conflitto per favorire le relazioni dei genitori con gli insegnanti, ma anche degli insegnanti con gli alunni e le relazioni tra i pari, aspetto estremante importante nella vita di una ragazzo”.
Questo percorso vuole essere anche un’occasione per la famiglia e la scuola di poter lavorare congiuntamente, favorendo un atteggiamento non giudicante che metta il bambino adottato in grado di accettare la sua storia, valorizzando la sua diversità, riconoscendo insieme al piano didattico, anche quello emotivo. E’ una sfida e insieme una chance per ripensare l’inclusione scolastica di tutti i ragazzi.
Giovanna Pieroni