Il tanto atteso momento della pensione arriva anche per Eric, che vive in Belgio e ha passato 37 anni ad insegnare in una scuola elementare. Dopo aver lavorato per una vita insieme ai bambini, Eric si chiede cosa potrebbe fare per chi un’istruzione non l’ha ricevuta, per chi vive in situazioni di disagio e in terre lontane. Dopotutto, tutti i bambini sono uguali, hanno gli stessi occhi curiosi e la stessa risata contagiosa.
È così che, insieme a sua moglie Lut, decide di impegnare il proprio tempo libero per un’azione di solidarietà. Eric, già sostenitore di un bambino, inizia a diffondere e pubblicizzare i programmi di AFN per il sostegno a distanza. Aiutato dalla più giovane delle sue figlie, Maria-Laetitia, e dalla responsabile dei progetti di sostegno a distanza per l’Est Europa e l’Asia, Rita Kotzur, riscrive e stampa un depliant con una dettagliata descrizione dei progetti in corso e delle modalità di contributo. Distribuendolo agli amici e ai conoscenti, contribuisce a rendere più vivo in ciascuno il bisogno di donare anche una piccola somma per una nobile causa. «Per noi come per tante persone, la situazione di numerosissimi bambini nel mondo è insopportabile: loro sono le prime vittime di tutte le violenze, di tutte le povertà. È uno dei più grandi scandali del 21° secolo: bambini che soffrono per fame, guerre, impossibilità di accedere a educazione, scuola, assistenza medica», spiega Eric.

I due coniugi, spinti dall’entusiasmo di dare il proprio contributo per aiutare più bambini possibile, presentano la loro iniziativa di sensibilizzazione anche durante la festa di commemorazione di Chiara Lubich, nel Febbraio 2016. Qui ricevono esperienze e spunti di riflessione: un giovane papà della Romania racconta che grazie al progetto di sostegno a distanza ha potuto terminare gli studi che gli hanno permesso oggi di trovare un lavoro e crearsi una famiglia. Una donna che ha vissuto per molti anni in Congo, stando a contatto con il progetto Le Petite Flamme ha potuto toccare con mano il supporto che il sostegno a distanza offre ai bambini. Queste testimonianze alimentano in Eric e Lut la certezza di essersi impegnati per qualcosa di grande e di miracoloso.
«Il nostro sogno – continua Eric – era di trovare almeno 10 persone nel corso dell’anno 2016 che facessero il passo di sostenere un bambino. Ci sembrava una montagna, 10 persone, perché in tre anni avevamo trovato solo due sostenitori (ovvero noi e mio padre!)». Ma ecco che l’impegno e il tempo trascorso a diffondere le notizie dei vari programmi vengono ripagati.
Una coppia che tanti anni prima aveva adottato una bambina venuta da Haiti, ora adulta, decide, dopo aver attentamente letto il depliant, di sostenere un bambino haitiano e di continuare l’azione di solidarietà. Anche i figli di Eric e Lut vogliono fare la loro parte. Così un signore con un suo amico, un nipote che vive in Svizzera, molto felice di ”fare qualcosa per l’umanità”, una giovane coppia appena sposata, un imprenditore che vuole sostenere un bambino insieme alla sua ditta, un giovane papà, i genitori di Lut che vogliono sostenere una bambina pur vivendo in una casa di riposo. Ma come? Per loro due, infatti, ricevere un pasto per ognuno a mezzogiorno è troppo. Così decidono di chiedere un unico pasto da dividere e con i soldi risparmiati sostenere una bimba. Una giovane coppia con 4 figli, parlando con loro della possibilità di adottare un fratellino a distanza, è molto sorpresa nel vedere la piccola Louise, di soli 8 anni, che va nella sua cameretta a prendere gli 11€ che possiede: “Sono per il sostegno!” E cosi via, tante belle esperienze intorno ai sostegni!
Storie come quella di Eric e Lut dimostrano come non sia mai troppo tardi per sperimentare il dono e la solidarietà, sotto tanti punti di vista: dalla semplice donazione all’impegno quotidiano per diffondere e sensibilizzare. I progetti di sostegno a distanza in favore dell’infanzia svantaggiata nel mondo vanno avanti grazie ai sostenitori, grazie alla loro sensibilità e al loro supporto costante.
Oltre a Eric e Lut, troviamo anche Enzo e Fiorenza, il cui sostegno ha accompagnato Jessica, una ragazza brasiliana, per gran parte della sua vita. Ma intraprendere un sostegno a distanza significa soprattutto creare un legame con il bambino, un filo di solidarietà che attraversa il mondo per collegare Paesi lontani.
È per questo che Jessica, ora studentessa di pedagogia all’università e volontaria nella scuola Magnificat, dove essa stessa ha studiato, ha voluto contattare i suoi sostenitori per Natale, offrendo loro il più bel regalo che possa essere scartato sotto l’albero: la sua riconoscenza per una vita riscattata dalla povertà.
Anita Leonetti