Quando si sceglie di intraprendere un viaggio, lo si fa con l’entusiasmo e l’incoscienza di un bambino, con l’ansia di sperimentare, noncuranti dell’ignoto. Se poi si tratta di un viaggio dall’altra parte del mondo, l’eccitazione diventa doppia, come la sete di conoscere culture e posti nuovi.
Dopo un tirocinio di sei mesi, durante il quale ho studiato a fondo i progetti che AFN Onlus realizza nelle aree più svantaggiate del mondo, ho maturato il desiderio di poterli vedere da vicino, di respirarne le criticità e assaporarne la bellezza. È per questo che ho subito accettato l’opportunità di partecipare alla missione AFN di tre settimane nelle Filippine, insieme a Carlos Costa, esperto di progettazione internazionale, e alla responsabile dei progetti SAD per l’oriente, Rita Kotzur.

A separarmi dalla meta venti ore di aereo e il pensiero che queste 7000 isole disseminate nell’Oceano Pacifico mi erano pressoché sconosciute. Pensiero che mi ha permesso di vivere questa esperienza senza pregiudizi.Atterrati all’International Airport of Manila, di notte, non si riusciva a vedere fuori: l’aria pesante e la nebbiolina di umidità appannavano i vetri dell’immenso edificio. Guadagnata l’uscita, quattro braccia sventolanti e due sorrisi calorosi aspettavano me e Carlos Costa a bordo di un pick-up bianco: erano Rita, arrivata da una settimana, e Tita, la referente del sostegno a distanza di Bukas Palad Manila.
Il nostro lavoro consisteva nel visitare i progetti che AFN sostiene a Manila e Cebu, attraverso l’associazione Bukas Palad. Una realtà che da circa trent’anni si occupa di aiutare i bambini e le famiglie indigenti. In particolare, a Manila Bukas Palad è presente nei quartieri di Tramo, Tambo e Batasan Hill.Dopo qualche giorno di ambientamento, mi sono resa conto della vastità della capitale Metro Manila. Con oltre 12 milioni di abitanti la metropoli è suddivisa in 17 città, ognuna con una propria amministrazione. Dal sistema amministrativo e burocratico si intuisce che il caos regna sovrano, specie nei quartieri grandi e più poveri, detti barangay. Caos che si ritrova anche nelle strade affollate di macchine, motorini, tricicli, colorati jeepney e banchetti per la vendita di cibo.

Ad accompagnarci nella visita dei centri sociali di Bukas Palad è sempre Tita, che ci ha illustrato, insieme al resto dello staff, l’organizzazione di ogni struttura.A Manila le attività dei centri sociali consistono in asili, ambulatori e servizi di assistenza alimentare per i ragazzi della zona. A Tambo è presente una piccola produzione artigianale, realizzata dalle donne del posto, in particolare da Ninfa, che con pazienza si occupa di cucire borse, borsellini e di realizzare graziosi gioielli. Il tutto viene poi venduto su ordinazione o nei mercatini stagionali.
Nel quartiere di Batasan Hill, uno tra i più poveri della zona, si estendono le case di Sulyap, un progetto di housing realizzato a seguito della devastazione del tifone Hayan, nel 2013.“Ogni anno in queste zone si susseguono numerosi tifoni. Durante i più violenti la popolazione che vive nelle baracche si ritrova con l’acqua fino a sopra le ginocchia e rischia di perdere tutto – ci spiega Tes, la responsabile del Centro di Sulyap –. È per questo che sono state costruite 50 case, per dare un tetto alle famiglie più bisognose”.
Nelle due settimane di soggiorno a Manila, i protagonisti delle nostre visite sono stati i bambini i cui sorrisi e risate risuonavano in tutte le strutture.“Qui cerchiamo di dare ai piccoli un futuro migliore. Con l’asilo i bambini ricevono un pasto completo al giorno e, grazie al sostegno a distanza, alcuni di essi possono proseguire gli studi con successo”, afferma Tita indicando orgogliosamente un cartellone con le foto di alcuni ragazzi nel giorno del loro diploma. Stesso orgoglio e passione li abbiamo ritrovati in Alessandra, Aurelio e Belen, il team management del centro sociale di Bukas Palad Mabolo a Cebu, visitato nell’ultima settimana di permanenza e situato in uno dei quartieri più difficili di questa città in forte espansione, pulsante di vita e di turismo.
“Durante le vacanze estive – ci spiega Alessandra – organizziamo diversi workshop per i ragazzi del sostegno a distanza e in particolare, lo scorso anno, grazie all’aiuto di un nostro amico regista, abbiamo svolto un laboratorio di cinema. Alla fine di questo i ragazzi hanno realizzato un cortometraggio speciale sulle loro storie. Il risultato è stato davvero commovente.”Alcuni ragazzi riescono a uscire dallo stato di miseria dal quale provengono. Escono dalle strade sterrate, dalle baracche con tetti di lamiera e porte rotte, mettono le scarpe ai piedi e si riscattano con impegno e determinazione, aiutati dall’incessante lavoro di persone di buon cuore.
“Ogni posto è una miniera” scriveva Tiziano Terzani e dopo le mie tre settimane nelle Filippine, non posso che condividere queste parole. Manila e i suoi odori, i suoi contrasti, gli sguardi dei bambini scalzi, la povertà cruda, l’ospitalità delle persone in cui mi sono imbattuta: tutto è ricchezza, umanità. Basta fermarsi ed essere pronti a scavare.
Anita Leonetti