Un progetto per “spiccare il volo ” nell’impegnativo percorso di crescita delle famiglie adottive col supporto dell’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Adottare un bambino significa aprire il proprio cuore e la propria vita a qualcuno che porta con sè un bagaglio culturale ed esperienziale totalmente differente dal nostro. Il compito dei genitori è proprio fare in modo che si integri pienamente nel nuovo nucleo familiare, pur conservando le specificità della propria cultura di appartenenza.
Questo percorso di accettazione può diventare più difficile in età adolescenziale, quando il ragazzo, che vive una fase di maturazione, ha la necessità di emanciparsi dai propri genitori. Con l’obiettivo di affrontare queste problematiche, è nato il progetto “Istruzioni di volo ” che si inserisce all’interno di un progetto di ricerca svolto dalla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma in collaborazione con AFNonlus.
«E’ un progetto promozionale-preventivo per famiglie adottive con figli tra i 10 e i 14 anni. In questa fase, i ragazzi hanno già un percorso fatto con i genitori adottivi e si stanno preparando all’adolescenza». – Spiega il Prof. Paolo Gambini docente di psicologia e responsabile scientifico del progetto- «Normalmente nell’adolescenza si elabora il distacco emotivo dai genitori, nel caso del figlio adottivo alla fatica per costruire l’attaccamento, si somma quella di fare uno sforzo in direzione opposta che intimorisce i genitori, i quali possono non sentirsi ancora autorevoli. Il figlio, d’altra parte, deve avviare il distacco mentre l’attaccamentoè ancora fresco nella sua elaborazione. Nella famiglia adottiva, genitori e figli sono faticosamente alla ricerca, da posizioni diverse, del medesimo risultato: una fiducia reciproca».
Il progetto favorisce la riflessione su problematiche comuni alle famiglie adottive con l’affiancamento di un’equipe di esperti e consente alle famiglie di creare una “rete di supporto “, entro la quale sentirsi sicuri e reperire le istruzioni utili per spiccare il volo nel difficile percorso della crescita. Il percorso si svolge in tre cicli di incontri presso l’Università Pontificia Salesiana a Roma ed ha già dato dei risultati: «Genitori e figli – spiega la dott.ssa Cristina Buonaugurio – hanno avuto modo di riflettere separatamente ed insieme, quasi specularmente, sui temi più importanti del loro vissuto personale e familiare: la storia d’amore dei genitori, la prima infanzia nei paesi d’origine dei figli, il primo incontro tra genitori e figli, il presente che li vede famiglia, ma anche singole persone».
In particolare i genitori hanno espresso spontaneamente «tutte le loro perplessità e i loro timori per l’imminente fase adolescenziale dei propri figli e hanno riflettuto su come si dovrà evolvere il proprio legame con i figli, adattandosi ai cambiamenti». I ragazzi, «vivendo le emozioni che hanno accompagnato tutta la loro vicenda ed esplorando il futuro più prossimo, spiega il Dott. Emilio Brecciaroli, hanno immaginato ciò che saranno un domani, dimostrandosi da subito accoglienti e disponibili nei confronti del progetto. E’ come se avessero sete di esprimersi, di essere ascoltati».
La cornice universitaria ha dato un’impronta istituzionale a questo ciclo di incontri, facendo in modo che le esperienze vissute dalle famiglie adottive diventino oggetto e finalità della ricerca stessa. «Non c’è più l’idea dell’università come studio dei massimi sistemi, oggi è molto più pragmatica e irradiata sul territorio. C’è una connessione che si crea tra la conoscenza e l’azione. Oggi si moltiplicano queste esperienze in cui a livello accademico si sviluppa un progetto e poi si va a misurare per la sua efficacia concreta», conclude il Prof. Gambini. E’ interessante notare come la famiglia, che oggi vive un momento di crisi, diventi protagonista dei cambiamenti ai qualiè sollecitata a sottostare, e venga considerata come nucleo centrale attraverso cui risanare i meccanismi sociali.
«Le famiglie adottive, in particolare, con la loro idea di progettualità , di conquista e di reciprocità , sono più adatte ad offrire dei contributi concreti alla società nel suo insieme. Nella famiglia adottiva, infatti si sta insieme perchè si dà qualcosa all’altro. Questo modello familiare fa vedere in modo evidente cosa significa entrare in una relazione. Un altro aspetto è l’attenzione rispetto delle differenze dell’altro. La storia pregressa non si può negare, quindi ci si rispetta per quello che si è».
Giovanna Pieroni