Azione Famiglie Nuove

I bimbi di Kon Tum

Ho visitato il Vietnam nel 2004 e ciò che mi resterà per sempre negli occhi è l’orfanotrofio di Kon Tum. Questa provincia del Vietnam Centrale è popolata per il 51 per cento da minoranze etniche e insieme ai colori delle stoffe tradizionali, agli odori speziati, al verde che circonda i villaggi e ricopre per metà il territorio, noto subito tantissimi bambini. Sono più di 200 quelli che troviamo in una struttura gestita da cinque suore anziane.

Nonostante l’amorevole forza di volontà, mi chiedo come riescano a dare cibo e cure a tutti quei bimbi, molti dei quali non stanno ancora in piedi da soli. Manca tutto, noto in terra piccole stuoie su cui dormire, un tubo in cortile come doccia. I nostri collaboratori sono arrivati a Kon Tum nel 2002: durante la visita capisco perché, nonostante le difficoltà di ogni genere, non vogliano lasciare questa comunità dove tanti sono orfani, altri sono figli di famiglie talmente povere da non poter dar loro un pasto nutriente o la possibilità di frequentare la scuola. A quest’ultimi il sostegno a distanza permette di crescere anche se con poco, ma nella loro terra e vicini alla propria famiglia.

I rapporti sono fatti di poche parole, rispetto, azioni concrete per migliorare la vita dei bambini che abitano o frequentano l’orfanotrofio: un pozzo, la ristrutturazione della cucina, materiale per l’igiene della casa e dei bambini, computer per insegnare ai ragazzi, giochi e qualche lettino al posto di stuoie logore, almeno per i più piccoli.

Diciotto di questi orfani, per il tramite di AFN, abitano con famiglie italiane, le quali sono rimaste talmente legate alla terra di provenienza dei loro figli che si fanno promotrici di raccolte fondi per gli orfanotrofi di Kon Tum. Durante l’estate il personale AFN, con un gruppo di volontari e alcune coppie adottive italiane, si trasferiscono lì: grazie ai contributi faticosamente raccolti durante l’anno possono somministrare cure anti epatite B, vaccini, visite odontoiatriche, cucinano per i bambini, insegnano loro come lavarsi i denti.

 Una casa per chi non ha famiglia

Negli orfanotrofi non tutti i bambini trovano una famiglia adottiva per cui lì crescono e diventano adolescenti. Veniamo in contatto con un istituto di Binh Duong, nel Sud del Vietnam, dove le ragazze vivono senza uno spazio loro, senza qualcuno che le segua nel delicato periodo dell’adolescenza. Nel 2009 nasce quindi l’idea di creare un luogo dove accoglierle e iniziamo la ricerca fondi per una Casa famiglia che nel febbraio 2010 apre alle prime ospiti.

Una delle prime ragazze che si trasferiscono nella Casa famiglia è Be, 16 anni. Soffre di una malformazione al viso causata da un erbicida usato dall’esercito USA durante la guerra, che causa ancora oggi danni soprattutto a donne e bambini. Quando la conosco nel 2004 è bambina, parla a stento e vive emarginata dagli altri a causa dell’aspetto del suo viso, segnato dagli effetti della sostanza chimica. Be non ha incontrato una famiglia adottiva, ma nella Casa famiglia si riscopre persona, trova qualcuno che si occupa di lei, una vita dignitosa, la voglia di diventare grande ed una preparazione informatica per rendersi indipendente. Storie come quella di Be mi incoraggiano a fare sempre meglio il mio lavoro e a credere che ogni contributo può cambiare delle vite.

Attualmente le ragazze sono otto, tra i 6 ed i 18 anni, di loro si occupano una mamma sostituta (figura materna di riferimento) e un’assistente sociale, in un clima di famiglia. Le ragazze frequentano lezioni di inglese e disegno, curano un orto, imparano a cucinare, aiutano nella mensa per i bambini della scuola adiacente. Per prepararsi al  mondo del lavoro seguono corsi di cucito ed informatica, mentre sognano di avviare un piccolo atelier di sartoria.

Ogni mattone della Casa famiglia è frutto di piccoli o grandi contributi, singoli gesti di generosità ma anche tornei, raccolte di tappi, bancarelle, iniziative culturali, vendite di calendari, organizzati dai nostri sostenitori. In più di cento si sono rimboccati le maniche per dare casa e futuro a queste giovani vietnamite.

Paola Iacovone

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